di Renata Pompas. Eva Basile e Lydia Predominato hanno presentato le opere di artisti che si sono confrontati con l’antica tecnica del feltro, declinandola in soluzioni contemporanee di grande effetto
Da anni lo spazio espositivo della Galleria Sinopia propone contaminazioni tra arredamento antiquario e oggetto d’arte contemporanea e già in passato avevo avuto occasione di visitare delle mostre di Fiber Art, il movimento di arte contemporanea che si riferisce alla tessilità, intesa come materiali o come procedimenti, sempre più presente nell’arte contemporanea; anche questa volta ho trovato una scelta originale: la richiesta agli artisti di cimentarsi in particolare con un solo materiale: il feltro.

Come ha scritto Eva Basile nel catalogo, “A noi che siamo eredi di una cultura artistica fondata sulla pietra, il bronzo e il marmo, l’idea di usare un materiale come la lana per delle opere tridimensionali può sembrare bizzarra e velleitaria”. Ma gli esiti di questa sfida si sono rivelati decisamente interessanti.

Tecnicamente il feltro si caratterizza per la sua “mano” calda e per la sua consistenza densa, caratteristiche per le quali già famosissimi artisti del Novecento avevano scelto il feltro, nella sua versione industriale, per la sua forza comunicativa. Pensiamo per esempio all’uso metaforico che ne fece il tedesco Joseph Beuys (1921 – 1986) a ricordo di quando durante la seconda guerra mondiale precipitò con l’aereo e venne salvato da tartari nomadi, avvolgendolo in grasso e pelli di feltro. O ai giganteschi feltri dell’americano Robert Morris (1931-2018), che li appendeva alle pareti, ripiegandoli in monumentali sculture astratte.

Il feltro
Gli artisti esposti alla Galleria Sinopia lo hanno invece “prodotto” a mano, manipolato e modellato, lavorando le fibre grezze della lana con acqua calda e sapone, fino a farle infeltrire a tal punto da creare una superficie compatta, solida e impermeabile.
Raffaella Lupi, titolare della Galleria, ha affidato l’ideazione e la curatela della mostra a Eva Basile, ideatrice e Direttrice artistica di Feltrosa (l’associazione dei feltrai italiani che organizza corsi, mostre ed eventi) e a Lydia Predominato, artista, promotrice e curatrice di mostre e di eventi di Fiber Art. Le due artiste l’anno passato avevano organizzato un tutoraggio online di arte e feltro, a riprova delle possibilità artistiche del mezzo.
Gli artisti
Gli artisti selezionati hanno realizzato opere molto diverse, sia come contenuto espressivo, sia come modalità esecutiva, mostrando la versatilità del materiale e delle sue applicazioni.

Claudio Varone e Anneke Copier due artisti che lavorano in coppia ed espongono: I fuochi del redentore (cm. 120X225, 2012). Un’esplosione gioiosa di raggi luminosi aranciati su fondo grigio che, dato il materiale, “esplodono” compatti e corposi, distribuendosi su un pannello architettonico di grandi dimensioni. Mentre in New Identity 2 (cm. 111×255, 2016) mettono a confronto due diverse individualità in una scultura che oppone lamellari disposizioni oblique nere e verticali gialle.
È disposto su un pannello di plexiglass trasparente l’ondulata composizione Stripes, di Marilù Cecchini.

L’artista con questo lavoro rende omaggio ai colori del Mediterraneo con nastri sinuosi di varie cromie, rese importanti da una base grigio scuro.

Natascia Gasperoni scrive che nelle sue opere il feltro “ha in sé ancora il profumo, il colore e l’aura della sua precedente vita” e crea sculture calde, che si avvolgono e distendono con scanalature che le modellano nelle diverse sfumature chiaro-scure della lana grezza, come fossero venature di una pietra soffice in Genesi (cm. 7 x7x8 e 23x18x10, 2016), Oltre (cm. 40X17x15, 2016) e Senza Titolo (cm. 75X40, 2016).

Sembrano morbide pagine bianche i sei elementi rettangolari. Il mio carnevale, le maschere di ogni giorno, tutti i giorni meno uno (cm. 14X19,5 cad., 2017) che Valentina Dentello ricama con filo rosso, narrando grafiche storie in cui disegni, parole e segni si mescolano e si affollano in attesa di essere decifrati.

Modellano entrambe dei vasi-scultura Cristiana Di Nardo e Laura Sassi, irregolari e sfumati nella loro forma che ricorda le otri di pelle per trasportare l’acqua quelle di Di Nardo: Vaso nomade (cm. 45X47, 2019); geometricamente perfetti nella loro sfericità rotonda o ovale Small Black oval pot (cm. 25X21x10, 2016) e Vacuum (cm. 59X26, 2018) quelli di Sassi, in lana compatta color caffè con inserti di lamina dorata nel primo e scurissimo come un vacuum che si apre su un buco nero il secondo.

Ester Weber presenta quattro colonne irregolari, come tronchi di alberi ora nodosi, ora gibbosi, ora coperti da aculei o corteccia, al cui interno ha installato una luce che si diffonde calda: Ginko (cm. 180X25x25, 2013), Kapok (cm. 180X30x30, 2014), Larix (cm. 180X28x28, 2015) e Pinus (180x25x25, 2013).

Di Eva Basile è stata esposta un’opera storica, Quella sporca dozzina (cm. 100X100x30, 2009), tredici mani in feltro sporcate con uno strato di pittura nera, ispirate a una foto che ritraeva un ambientalista con le mani imbrattate da una fuoriuscita di greggio nelle acque della foresta pluviale ecuadoriana.
Infine ricordo il gigantesco cappello colorato di Barbara Girardi: animatrice dell’associazione “Le Art Tessili”, i piccoli oggetti rivestiti con cristalli di allume di rocca di Tiziana Albretti, il lungo abito di Maria Cristina Bettini, il contenitore di Daniela Costanzo Giorgio, i bozzoli di Cinzia Livolsi, la scultura verticale di Diana Poidimani.
Alla Galleria Sinopia di Roma, fino al 28 maggio
Per saperne di più
Catalogo a cura della galleria. www.sinopiagalleria.com info@sinopiagalleria.com
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