di Stefania Bonomi (e altre amiche). Saluti (anche se in ritardo, ma dovuto) a un amico che se ne è andato ancora giovane, cui la scrittrice ha dedicato un cameo del suo nuovo romanzo
Non era difficile incontrare a Milano Andrea G. Pinketts, uno degli scrittori più stanziali che avessi mai conosciuto, autore di L’Assenza dell’Assenzio (Mondadori), Il senso della frase (Feltrinelli) e Lazzaro vieni fuori (Feltrinelli). In via Buonarroti, dove abitava, occupava un tavolino fisso in uno dei locali più frequentati della zona, rigorosamente seduto da solo, con un libro in mano, il sigaro ridotto a mozzicone serrato tra i denti, e un boccale di birra giunto al temine.
Il suo ufficio: il locale Le Trottoir
Non guidava ma conosceva tutti i tassisti della città. La tratta era sempre la stessa: da casa a Le Trottoir, noto locale dove aveva il suo personale “ufficio”, un tavolino al primo piano dove ha scritto la maggior parte dei suoi romanzi noir caratterizzati da uno stile grottesco, incentrati sulla figura di Lazzaro Santandrea, suo alter ego e protagonista di bizzarre avventure nella Milano contemporanea.
Vincitore di diversi premi letterari, Andrea Pinketts ha alternato la carriera di scrittore a quella di giornalista, seguendo reportage che hanno contribuito all’arresto di alcuni camorristi e smontando la bufala mediatica del processo ai Bambini di Satana.
Lo “scrittore maledetto” aveva un’anima generosa

Se l’immagine che Andrea voleva dare di sé era quella dello scrittore maledetto, chi lo conosceva nel profondo non poteva che percepire la vibrazione della purezza spirituale e di un profondo senso di solitudine che velava spesso il suo sguardo di tristezza.
Scriveva noir con un linguaggio originale e dissacrante, in cui la morte era sempre protagonista, ma della morte aveva tanta paura. Tanto da condurre trasmissioni come Mistero dove i reportage conducevano spesso nella dimensione dell’ignoto.
Così tanta che l’ha respinta fino alla fine (solo poche ore prima della sua dipartita Pinketts parlava del romanzo che avrebbe scritto), anche quando quella luce è venuta a prenderselo per portarlo via.
Stefania Bonomi
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Elisabetta Friggi ricorda Pinketts
“Andrea ama la musica e ama cantare”

Dean Martin attacca Welcome to my world. È la sigla che apre le danze al “GI.GI. Giovedì Giallo”. Siamo al Balubà café e come ogni giovedì Pinketts presenta nuovi libri e nuovi autori.
Il grande Premio Scerbanenco sta lì, fisso, di fronte allo schermo, con birra, sigaro e microfono in mano. Strette al suo fianco tre “giovani gazzelle” (direbbe lui), “Un duro con il cuore da meringa” aggiungerebbe la Nanda (Fernanda Pivano).
Ora, è realmente entrato nel televisore appeso al muro del locale e mima le mosse di Dean, superandolo nel tono di voce.
La storia si ripete esattamente così, ogni giovedì. Dove c’è un mito c’è un rito.
Sì, Andrea ama la musica…
Ogni occasione è buona. Sempre al bar a cui ha dedicato anche un intero libro Mi piace il bar.
Mi detta un testo, una mail, una ballata e poi… “Pinketts DOC, Pinketts DOC…” , una sua canzone. Autocelebrativa? Si. Vanitoso? Di più non si può.
Mi confida cosa dirà domani a Mistero in TV. Mi ordina di registrarlo in VHS. Andrea odia la tecnologia. “Mi dimentico sempre tutto, le chiavi, il telefono e il codice PIN…”
È la sigla d’apertura di Buona Domenica cantata da Paola Barale. La canteremo e ricanteremo mille volte e più.
“Scusa, vado a risolvere un problema idraulico”. Si muove verso il bagno. Lo so, è il suo personale pensatoio, anche se non me lo ha mai confessato. Torna nel suo ufficio, il tavolino a Le Trottoir e tuona una frase, un verso, una citazione, un titolo. Qualsiasi cosa sia è sempre terribilmente geniale.
“Scrivi!” mi ordina e subito dopo: “Ti piace?”.
“Si, come sempre”. “Ah Ah Ah, rileggilo, è o no un capolavoro?”
Ore 00:00. Prende il cellulare, chiama il suo agente letterario, s’incazza. Come sempre. “Elisabetta, cantiamo quella di Cocchi e Renato. “Ma cos’è questa nebbia in val Padana?!/ Tutta colpa dell’umidità…”
Andrea canta sempre, sotto, sopra, dentro e fuori la realtà.

… E Andrea ama cantare
Una chiamata, la sua. È la trentesima oggi.
“Elisabetta, mettiti di buzzo buono! Fammi una ricerca corposa sul Leviatano, ci vediamo domani sera a Le Trottoir”.
E chiude, come sempre, così
“Sai che io so già tutto. Mi servono solo degli spunti e stampa anche il testo de La scurlera cantata da Roberto Brivio”.
Da Mina alla Cinquetti, da Iannacci al Califfo, fino a Baccini.
Con Pinketts si lavora, si beve, si ride e si canta sempre.
Anche di là, Andrea ama la musica e ama cantare
Se esiste un Aldilà, non ho dubbi. Andrea è lassù che scrive, ride e canta. Magari, proprio quel brano che scrisse molto tempo fa per una grande cantautore italiano. Il nome non lo posso svelare, ma una cosa è certa.
“Fidati, è meglio.” direbbe Andrea G. Pinketts, dove G sta per Genio.
Elisabetta Friggi
PS. Per chi ancora non lo conoscesse www.andreagpinketts.it
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