Lifegate: l’azienda etica è GREEN!

di Laura Teruzzi. Incontro con Simona Roveda, Direttore Editoriale e Comunicazione di Lifegate, un’azienda totalmente green. «Profitto ed etica», dice «non sono incompatibili»

Non parliamo di green come un ramo da sviluppare nell’azienda ma di un’azienda totalmente green, che ha fatto del green il suo manifesto e si batte per difendere l’ambiente. Stiamo parlando di Lifegate, una delle prime aziende che ha voluto mettere al centro della propria missione la difesa della Terra, quella terra che ci dona acqua e cibo, primi elementi di salute per l’uomo e che noi uomini spesso maltrattiamo.
Essere consapevoli che facciamo parte del “sistema terra” e che nutrendo LEI nutriamo noi stessi richiede attenzione nelle scelte giornaliere in molte aree della vita, dall’agricoltura bio, alla produzione di energia green, alla mobilità sostenibile, ed è proprio in tutte queste aree che Lifegate ha sviluppato un filone green, un vero e proprio modo di vivere e di scegliere consapevolmente.

 

Gli ingredienti per una buona impresa

Intervistiamo Simona Roveda, Direttore Editoriale e Comunicazione di Lifegate (foto a sinistra) che con passione ci racconta l’inizio di questa avventura green. Oltre al bene economico, l’azienda etica è anche un bene culturale perché deve essere in equilibrio con tutto ciò che riguarda l’uomo e l’ambiente. È un’impresa normale, che però deve occuparsi delle relazioni esterne e con gli stakeholder in un modo diverso, perché non deve mai perdere il focus che tutto quello che fa deve essere rispettoso per l’ambiente.

Deve lavorare anche sul sociale, creare un modo di lavorare all’interno differente, trattare i clienti e i dipendenti in modo differente.
«Come in un piatto di cucina», dice Simona «anche nell’azienda etica ci sono ingredienti per una buona impresa, non se ne può fare a meno, senza questi ingredienti il piatto viene diverso. In passato si pensava che le aziende etiche non potessero avere profitto, oggi la Green Economy è una realtà e noi siamo stati i primi a dimostrare che profitto ed etica possono coesistere, prima creando Scaldasole e poi Lifegate.

John Kerry, già Segretario di Stato degli Stati Uniti.

Anche John Kerry, segretario di Stato nell’amministrazione Obama durante la conferenza del 21 marzo al Summit Seeds & Chips a Milano a cui ero presente ha dichiarato: «A Parigi durante COP 21 siamo riusciti a raggiungere un accordo per i cambiamenti climatici a beneficio del mondo con 196 Paesi che hanno firmato impegnandosi per diminuire le emissioni di gas serra nei propri Stati. Le emissioni di gas serra distruggono l’aria che serve per la sopravvivenza di tutti, le persone che rifiutano i cambiamenti climatici stanno negando la scienza. A Parigi abbiamo dato un messaggio ai mercati perché non c’è conflitto tra la crescita economica e la visione sostenibile. Il cambiamento è adesso con una scelta energetica sostenibile dai combustibili fossili alle rinnovabili. Credete nel futuro sostenibile e nell’impatto che potete avere sulla politica. Credete in questa visione anche contro le guerre.»

Pensa che l’azienda etica abbia una missione?

Marco Roveda.

L’azienda etica deve essere di esempio, ha una missione. Le aziende sono fatte da persone e loro stesse sono di esempio. Per esempio noi, Marco Roveda e io, abbiamo iniziato facendo qualcosa di pionieristico con la Fattoria Scaldasole, abbiamo creato una SpA; allora chi faceva progetti etici erano solamente ONG, non si pensava che una SpA che ha l’obiettivo di creare profitto potesse funzionare se etica, se rispettosa dell’ambiente e delle persone. Non si pensava che il bio potesse essere profittevole. Il bio nell’86 era per poche persone che culturalmente erano sensibili al tema, a volte non era buono come i prodotti di mercato e non aveva un bel packaging. Abbiamo introdotto i primi prodotti bio facendo soprattutto cultura ed abbiamo avuto successo, siamo stati portati come esempio dalle Università, compresa la Bocconi.

L’etica è una forma di cultura

Enea Roveda, ad di Lifegate spa

Abbiamo deciso di entrare nel mercato col cibo, in particolare lo yogurt, perché è il settore più semplice da capire da un largo spettro di persone. Il messaggio era chiaro: se mangio bene sto meglio, se mangio bio rispetto l’ambiente. Abbiamo sviluppato un nuovo concept di bio, con un bel packaging, con molte informazioni culturali allegate al packaging per sensibilizzare il consumatore, con un prodotto buono.
Siamo arrivati in poco tempo al 4 posto come produzione in Italia di yogurt con un prodotto biologico. Poi abbiamo venduto il brand nel 2000 e ci siamo detti: “I tempi sono pronti per parlare alle persone a 360 gradi”. Prima l’abbiamo fatto con un prodotto di largo consumo con informazione sul packaging – l’etica è una forma di cultura – poi abbiamo ampliato i settori creando Lifegate. Lifegate è nato come sito e come radio, quindi solo informazione; poi negli anni sono nati tanti progetti con l’obiettivo di promuovere uno stile di vita sostenibile a 360 gradi.

Abbiamo cercato di fare sempre scelte sostenibili
Eravamo partiti con l’alimentazione perché è quella più vicina ai consumatori, ma in vari ambiti si possono fare scelte sostenibili, il che non significa tornare indietro acquistando servizi più scarsi, ma porre attenzione alle scelte che si fanno. Oggi i servizi green hanno la stessa qualità degli altri servizi, se non superiore. Ci sono settori dove è più semplice fare scelte sostenibili, come il cibo, la mobilità, l’energia. Altri più complessi perchè si deve modificare il processo produttivo, scegliendo materiali e lavorazioni sostenibili come ad esempio la moda. Nata come movimento ambientalista oggi la sostenibilità copre anche il mercato di lusso, tipo quello delle auto, dei ristoranti, di alcuni brand della moda.

Secondo lei il mercato è pronto per i prodotti sostenibili?
Da 4 anni realizziamo un osservatorio sul mercato della sostenibilità, l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile (Ons). Col nostro network raggiungiamo 7 milioni di persone profilate. Lo presentiamo alla Fondazione Corriere ogni marzo e registriamo ogni anno un aumento di interesse su questi temi. Per la precisione sono 37,4 milioni le persone che hanno risposto positivamente all’indagine condotta per LifeGate dall’istituto Eumetra MR. Il 74 per cento della popolazione, il 15 per cento in più dello scorso anno. Dall’Ons 2018 è chiaro come le persone interessate alla sostenibilità siano aumentate, addirittura del 31 per cento dal primo osservatorio del 2015.

Con la green society, un mercato da non sottovalutare
L’anno dopo l’EXPO, che ha portato l’attenzione su certe tematiche, soprattutto sul cibo, i numeri sono raddoppiati. E negli anni dopo i numeri sono rimasti uguali, significa che la gente è rimasta fedele. In Italia il 74% delle persone ha già allineato il proprio stile di vita su questi beni. Il 74% delle persone sono 38 milioni di persone, un mercato che non è da sottovalutare. Sono numeri importanti ed è chiaro che siamo di fronte a un cambiamento che riguarda l’intera società, ormai sempre più attenta e consapevole.

E questa green society offre nuove opportunità di crescita di consumo e di mercato. La ricerca, da quattro anni, scatta una fotografia dell’interesse e della percezione dei temi legati alla sostenibilità da parte degli italiani analizzando la conoscenza, l’atteggiamento, i comportamenti d’acquisto e di consumo, le scelte sul turismo degli italiani attraverso un campione rappresentativo della popolazione.

Quest’anno l’Ons ha ricevuto il patrocinio della Commissione europea, del ministero dell’Ambiente, della regione Lombardia, del comune di Milano rappresentato dall’assessore alla Mobilità e all’ambiente Marco Granelli, di Assolombarda, di Confcommercio. All’Osservatorio hanno partecipato Ricola, Giovanna Manzi,  direttore generale di Best Western Italia, Alberto Federici, direttore corporate communication e media relation di Unipol Gruppo, Gherardo Magri, amministratore delegato di Vaillant Group Italia e Lavazza. Quello che più ha colpito Renato Mannheimer di Eumetra MR è il fatto che ormai “i concetti veicolati sono stati fatti propri dagli italiani e trasferiti nella pratica quotidiana”.

L’individuo sta diventando più consapevole secondo lei?
Io credo che l’uomo abbia fatto più danni negli ultimi 50 anni che non nei millenni precedenti. Oggi si sta riappropriando della sua essenza e capisce che fa parte della natura. Si sta riappropriando della propria vita e del benessere del pianeta.

Possiamo dire che sostenibile vuol dire etico?
Per noi di Lifegate dentro la sostenibilità ci sta tutto. La sostenibilità include l’etica, il rispetto dell’ambiente e delle persone, la sostenibilità economica, il promuovere uno stile di vita in tutto quello che fai: spesa, moda, energia, mobilità, turismo, lavoro.

Come si stanno muovendo le aziende su questo tema?
Io, che mi occupo di 30 anni di sostenibilità, sono un osservatrice privilegiata ed ho visto che le aziende hanno iniziato dei percorsi. Anni fa la sostenibilità era solo una voce del sito web con un piccolo progetto a cui l’azienda dedicava parte del budget, oggi è all’intero dei processi aziendali, lo hanno dichiarato anche Assolombarda e Confindustria e lo rilevo anche nei progetti delle nostre aziende clienti che sempre più ci chiedono consulenza.

Le prime a muoversi su questo tema sono state le multinazionali perché ricevono dalla casa madre all’estero progetti di sostenibilità da portare avanti. Anche le PMI che hanno un Manager illuminato hanno iniziato programmi specifici. Molti Manager hanno capito che il mercato della green economy ha un ampio bacino di profitto. I nuovi consumatori sono le nuove generazioni, dai 25 ai 40 anni, le nuove generazioni vogliono questo, è un ramo di crescita del mercato, noi invitiamo le aziende all’Osservatorio perché creino un’offerta per questi consumatori.

Qual è l’offerta di Lifegate?
Abbiamo un network di informazione tramite sito web e radio, parliamo alle persone e alle imprese su temi green, accompagniamo le imprese in percorsi di sostenibilità, abbiamo dei progetti ambientali, abbiamo progetti di tutela o riforestazione di aree boschive, compensiamo la CO2 emessa, creiamo progetti di turismo sostenibile. Abbiamo terreni in tutto il mondo.

Soprattutto promuoviamo energia rinnovabile del suolo Italiano sia per le imprese che per i privati. Stiamo puntando su questo settore perché l’energia è il bene che aiuta di più i cambiamenti climatici. L’azione più sostenibile e più semplice da implementare è l’uso di energia rinnovabile. Di seguito un grafico che dimostra che l’uso di energia rinnovabile è l’azione più green, quella che fa abbattere maggiormente la Co2. Abbiamo calcolato quanta Co2 si risparmi in un anno andando al lavoro in bicicletta, utilizzando auto ibride, mangiando bio, mangiando vegetariano, usando energia rinnovabile. Possiamo concludere che l’uomo ha un grosso potere nella sostenibilità, nel creare aziende etiche e nella creazione di un’economia diversa.
le foto di questo servizio sono tratte dal sito web https://www.lifegate.it/ 

Per saperne di più:
Sull’impatto zero: https://www.lifegate.it/imprese/progetti/impatto-zero-imprese
La lista delle aziende più green: https://www.corriere.it/cronache/cards/ecco-20-aziende-piu-green-mondo/siemens-germania_principale.shtml

Loading

Franchisee del metodo Maria Rosa Fimmanò®, basato sulla fisica quantistica e le antiche discipline orientali, svolge la sua attività a Monza e a Milano, come consulente per lo sviluppo personale ed aziendale. Organizza gruppi e incontri individuali per esplorare e valorizzare il potenziale umano. Mail: laurafrancesca.teruzzi@jolieterre.com - Website: www.jolieterre.com