Educare i giovani all’amore

di Cristina Penco. Regione Piemonte lancia un percorso educativo per contrastare la violenza che spesso si annida tra le classi, diffusa anche sui social network

Gabriele Molinari

Educare i giovani all’amore. È questo l’obiettivo di un progetto che, con la ripresa dell’anno scolastico, parte in Piemonte, destinato agli studenti di quarta e quinta superiore. Due ore a settimana per contrastare l’analfabetismo affettivo che è alla base di atti di violenza verbale e fisica ed episodi di bullismo, online e offline.
L’iniziativa – che si chiama “Lezioni d’Amore” – è stata voluta fortemente da Gabriele Molinari, responsabile della Consulta regionale giovani. Beninteso, non si tratta di corsi sulla sessualità, ma incontri incentrati sulla conoscenza e sulla gestione dei sentimenti, per portare a una affettività equilibrata.

Tutta colpa di Internet?
Non è la Rete in sé e per sé a essere accusata di favorire comportamenti violenti e irrispettosi. Il fatto è che – indagini recenti alla mano – gli adolescenti sarebbero lasciati troppo a loro stessi nel periodo fondamentale per la formazione della loro sfera affettiva e si farebbero condizionare eccessivamente dalle piattaforme digitali. Canali online basati sul consenso tramite like e altri strumenti espressivi veloci e virali, contagiosi e capaci di diffondere rapidamente i messaggi e di replicarli in modo esponenziale. Risultato: spesso i social diventano una cassa di risonanza in caso di offese e attacchi personali, minando fortemente l’autostima di chi finisce nel mirino di bulli ed haters.

Bullismo in aumento
Una ricerca a cura di Amnesty International-Doxa, condotta su un campione di mille persone, parla chiaro: per sette italiani su dieci il fenomeno del bullismo è in aumento. Ma, sostiene quasi la metà degli intervistati (45%), l’incremento si sarebbe verificato proprio a causa dell’“effetto di amplificazione” provocato da Facebook, Twitter e Instagram, solo per citare alcuni servizi di networking, mentre il 26% ritiene che la crescita sia dovuta al costante “clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media”. Un italiano su quattro, invece, ritiene che il bullismo sia sempre stato presente e non rileva differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce.
E ancora. Da un sondaggio condotto dal Centro Pio La Torre tra oltre 2.500 studenti emerge che un ragazzo su tre afferma di aver assistito personalmente ad atti di bullismo. Mentre quasi il 90% degli studenti pensa che le dinamiche correlate siano molto presenti negli istituti scolastici e il 42% ritiene che sia la scuola il contesto nel quale maggiormente si faccia uso della violenza. Ecco perché è importante agire dall’interno, con politiche educative mirate a partire da moduli didattici ad hoc.

Fase pilota su duemila ragazzi

Paolo Ercolani.

Le “Lezioni d’amore” coinvolgeranno in una prima fase del progetto duemila ragazzi. Si terranno tra novembre 2018 e marzo 2019 e saranno suddivise in due parti. La prima sarà dedicata a una ricostruzione storico-filosofica dei principali motivi di dissidio di genere, da Adamo ed Eva fino alla letteratura moderna, mentre la seconda riguarderà gli strumenti affettivi fondamentali per impostare una relazione sana ai tempi di Facebook e degli altri social network.
Nell’ambito di tali corsi sarà coinvolto anche Paolo Ercolani, docente dell’Università di Urbino, che ha descritto in questo modo l’atteggiamento di molto giovani di oggi “click dopo click”: «Ti chiedo una cosa: se mi piaci metti un like, quando non mi piaci più spengo e ti banno (ti blocco, ndr). Sembra quasi paradossale, ma tanto crescono i rapporti online, tanto si riducono le capacità relazionali quando non c’è un monitor a fare da tramite».
Quello a cui punta l’iniziativa che sarà avviata in Piemonte, pertanto, è una riabilitazione affettiva dal momento che, ha sottolineato lo stesso Ercolani, i ragazzi non sono più capaci di corteggiare e le ragazze, dal canto loro, non riescono a dare segnali chiari, ma anche per quelli amicali. Le difficoltà relazionali tra sessi e l’assenza di empatia sono tra le principali ragioni alla base di gravi fenomeni tristemente di attualità come la violenza sulle donne, in crescita all’interno dei rapporti di coppia, così come di bullismo e cyberbullismo nelle scuole e nelle compagnie.
Scuola e istituzioni, dunque, provano a insegnare agli adolescenti come invertire la rotta e riallineare gli orizzonti delle loro sfere affettive nei modi più corretti, a partire dall’autoconsapevolezza e dalla presa di coscienza dell’altro, delle sue esigenze e dei suoi bisogni emotivi. L’esperimento pilota lanciato in Piemonte prevede anche alcuni incontri tra gli studenti e la psicoterapeuta Giuliana Mieli. Insegnare a scuola le basi dell’amore e delle relazioni sane è un primo passo «importante per dare un segnale per restituire alla scuola il ruolo educativo che deve avere nelle dinamiche di gruppo», ha dichiarato la dottoressa Mieli. «Certamente, però, non basta. Deve trovare continuità a casa e con i genitori».

Il rispetto parte dall’educazione
L’educazione sentimentale a scuola è prevista dalla Convenzione di Istanbul, voluta sette anni fa per contrastare e prevenire la violenza femminile, proprio a partire dalla constatazione che spesso molestie e abusi maturano all’interno di contesti relazionali malati, introiettati da giovani.
L’iniziativa del Piemonte è innovativa nell’ambito del panorama scolastico del nostro Paese, ma, in fatto di presa di coscienza di determinati problemi della popolazione giovanile e di tentativo di dare aiuto pratico a famiglie e docenti, non rappresenta fortunatamente un caso isolato.
Nei mesi scorsi PER Lab, laboratorio di Psicologia, Emozione & Ricerca, spin-off dell’Università di Firenze, in partnership con il Yale Center for Emotional Intelligence, ha promosso la conoscenza, anche nel nostro Paese, della metodica americana Ruler. Si tratta di un metodo che prevede la formazione di dirigenti scolastici, studenti e famiglie. Si articola in cinque “abilità chiave”: il riconoscimento delle emozioni; la loro comprensione; la messa a punto di un vocabolario emozionale in grado di definirle, preliminare all’ultima abilità, ovvero mettere a punto strategie di gestione per controllare i sentimenti. Obiettivi: combattere il bullismo e promuovere il rendimento scolastico attraverso l’educazione alle emozioni e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, fornendo agli istituti scolastici strumenti concreti “per favorire benessere, apprendimento e creatività”. In base agli studi eseguiti da PerLab, l’applicazione del metodo nelle scuole ha segnato una riduzione di aggressività, bullismo, deficit di attenzione, ansia, depressione e rischio di abuso di sostanze. Finora il programma è stato sperimentato in istituti della Toscana e del Veneto.

Occorre denunciare i crimini informatici

Nunzia Ciardi, Direttore del Servizio Polizia Postale.

«Educare i ragazzi è l’unico modo efficace per evitare gli abusi». Ne è convinta anche Nunzia Ciardi, Dirigente Superiore della Polizia di Stato che, in qualità di Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, è impegnata quotidianamente a combattere i crimini informatici. Madre di due figli, è anche autrice di un libro sul rapporto tra giovani, genitori e la Rete, Con lo smartphone usa la testa (pubblicato da Sperling & Kupfer). «Chi li subisce, deve sempre denunciare. Mentre, dall’altra parte, si deve capire che è possibile risalire agli autori dei messaggi. Pensare di poter scrivere di tutto, senza prendersi alcuna responsabilità, è solo un’illusione. Quindi se possiamo ancora sorridere su un’ingenua dichiarazione d’amore, insulti e minacce sono veramente gravi». Baci e carezze non fanno male e, se date e ricevute in modo consenziente da entrambe le parti, sono del tutto innocui. Al contrario, offese e atti di violenza fisica non possono essere mai ammessi e non vanno lasciati impuniti. Prima ancora, occorre lavorare sulla prevenzione, permettendo ai ragazzi di essere informati e di diventare consapevoli in merito alla gravità di certi comportamenti e ai rischi che comportano a vari livelli.

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Giornalista, genovese di nascita ma milanese di adozione, si occupa di attualità, costume, società, non profit, moda ed entertainment, e anche di teatro e cinema ("grandi fabbriche di sogni", dice, "officine di creatività e cultura"). Anche se si è dedicata prevalentemente alla carta stampata, è presente in rete e ha fatto brevi incursioni in radio e in Tv. Mailto: cristina_penco@yahoo.it