di Elisea Alisei. Se ne è andato a 87 anni Folco Quilici, ambientalista, viaggiatore instancabile fin da giovane alla ricerca della verità e della bellezza
Folco Quilici, il grande documentarista, se ne è andato. Aveva 87 anni. Elencare tutte le sue magistrali competenze e poliedrici talenti, di cui ci ha fatto generosamente dono, sarebbe riduttivo seppur doveroso.
Quilici era un uomo dotato di spiccata sensibilità. Una sensibilità ardente e più che mai indagatrice che ha compenetrato e vivificato ogni suo singolo lavoro; questa è una delle molte ragioni per le quali egli merita d’esser celebrato nella nostra memoria, non solo per ciò che ha concretamente realizzato, ma soprattutto per ciò che è stato come uomo nella sua intima essenza. Un uomo di profondo spessore, curiosa e vivace intelligenza, unite ad una spiazzante umiltà: era infatti sua abitudine, correggere quei giornalisti che adottavano terminologie che a lui risuonavano troppo accademiche e/o altisonanti; e neppure mancava di spiccata ironia quando sempre sottolineava che non amava la parola “documentario” in quanto era convinto che richiamasse l’idea di un qualcosa di noioso!
Instancabile ricercatore di verità

Senza dubbio, Folco Quilici avrebbe voluto esser ricordato anche per il suo impegno inerente all’urgente questione ambientale, e a tal riguardo espresse sempre con coraggio la sua opinione spesso con modalità decisamente fuori dagli “schemi”… come quella volta che durante un’intervista non esitò a definire “dementi”, quei signori delle Nazioni Unite che nemmeno sono in grado di fermare i più ignobili massacri nelle zone di guerra, affermando che sarebbe illusorio credere che possano occuparsi seriamente della questione ambientale, anche quando sono riuniti a tavoli di concertazione che si risolvono poi in cene a fine conferenza.
Nell’instancabile ricerca di immagini, volti, suoni, profumi, atmosfere, egli amava definirsi sopra ogni cosa un ricercatore di verità. Folco Quilici era dunque un ricercatore nonché un nobile idealista, animato da un acceso desiderio di raccontare, svelare, la bellezza, nel senso più universale e corale possibile; un racconto che a suo parere non doveva rimanere solo astratto ma che doveva concretizzarsi nell’impegno di salvare e salvaguardare questa bellezza. Altrettanto importante era per lui svelare e raccontare anche le pieghe più nascoste della bruttezza, in quanto anch’essa aveva un ruolo assai importante nel perseguimento della verità che tanto gli stava a cuore.
Tanti film pluripremiati
Scrittore, naturalista e divulgatore, Folco Quilici è stato anche definito da Forbes nel 2006 come uno tra i più influenti pensatori al mondo. Tra i suoi tanti film pluripremiati e distribuiti nel mondo dedicati al rapporto tra uomo ricordiamo: Sesto Continente (Premio Speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954), Ultimo Paradiso (Orso d’Argento al Festival di Berlino del 1956), Tikoyo e il suo pescecane (Premio Unesco per la Cultura del 1961), Oceano (Premio Speciale Festival di Taormina del 1971 e Premio David di Donatello 1972), Fratello Mare (Primo Premio al Festival Internazionale del Cinema Marino, Cartaghena, 1974) e Cacciatori di Navi, 1991 (Premio Umbria Fiction, 1992).
Viaggi e avventure nei mari del mondo
Figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, Folco in un certo senso assimilò come per osmosi l’ambiente culturale e artistico che respirò nella sua infanzia portandolo poi ad indirizzare tutte le sue capacità verso il documentario ma anche cimentandosi in una variegata saggistica, ovvero scrivendo numerosi romanzi e libri di divulgazione scientifica, perché un uomo come lui non poteva non scrivere.
Fu il padre della trasmissione Geo dal 1984 al 1989 su Rai3 di cui curò la Rubrica, ed è anche stato conduttore per il canale MarcoPolo di un diario di viaggi e avventure.
Vale la pena ricordare citare il pensiero che espresse in un’intervista a Repubblica: «Tutta la vita ho viaggiato per dimenticare il mio inconscio. Certo, non è la stessa cosa immergersi in una vasca da bagno e in un mare infestato dagli squali. Se l’ho fatto è stato esclusivamente per dare un’emozione a chi quelle cose le ha sempre sognate senza averle mai viste. Parlo degli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi ci interessa meno il meraviglioso, l’inedito, l’irraggiungibile. Pretendiamo però di salvare il pianeta. Comodamente seduti in poltrona!». Queste sue parole confermano nuovamente lo spessore umano e la sensibilità dell’uomo che fu e che lo renderanno sempre così caro nella memoria di tutti noi.
Innamorato del proprio Paese
Meritevoli d’essere citate anche le parole del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini che così lo ricorda: «Un pioniere in tutti i progetti che ha avviato, sempre anni avanti rispetto agli altri, un italiano innamorato del proprio Paese e un ferrarese innamorato della propria terra in cui era l’erede della grande tradizione giornalistica del padre Nello».
Non possiamo neppure tralasciare di rammentare la sua sterminata produzione come fotografo. Dal 1949 egli accumulò un archivio d’oltre un milione d’immagini a colori e in bianco e nero, ora affidate all’Archivio Alinari e che gli valse il prestigioso titolo di Great Master for creative excellence dall’International Photo.
Questo e molto altro era Folco. Un uomo che ha saputo rappresentarsi, e poi restituirci, tutta la bellezza e complessità del mondo; un uomo che è stato non solo geniale, creativo, innovativo ma che si è anche concesso l’intemperanza d’essere autentico e coraggioso per tutta la sua lunga e prolifica esistenza.
Addio Folco Quilici. Ci mancherai.
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