di Fabio Duranti. Un’analisi dello opere di Meyrink, combattuto tra occultismo ed esoterismo, ma ricercatore del senso e genuino gnostico moderno
Gustav Meyer, meglio noto come Gustav Meyrink (1828 – 1882), è famoso nell’ambito dei ricercatori esoterici. Dobbiamo la sua fama ad alcuni romanzi in cui ha introdotto dietro a complesse trame le fasi della sua ricerca interiore e le esperienze da lui vissute.
Prima di pubblicare il primo libro, Il Golem, Meyrink era già noto per aver scritto alcuni brevi racconti surreali sui giornali, dove la sua audace fantasia al limite del grottesco e dell’orrore si è sbizzarrita in brevi spaccati assurdi, che molto piacevano ai lettori. In realtà, la prima pubblicazione di Meyrink è stato un breve trattato dal titolo Ai confini dell’al di là, in cui analizzava strani fenomeni paranormali capitati a lui o testimoniati da terzi.
Le influenze astrali
Questo libro – di difficile reperibilità – in fondo non rispecchia lo spirito genuino dello scrittore, ma testimonia la strana coscienza del Meyrink, che ha lottato tutta una vita contro le forze astrali che hanno cercato fino all’ultimo di sviarlo dalla grande opera della rinascita interiore. Meyrink risulta quindi attualissimo seppur vecchio di un secolo, poiché il suo tipo di coscienza – al crocevia di innumerevoli influenze astrali – in realtà ai giorni d’oggi è assai diffusa e non solo in ambito esoterico. In effetti le esperienze descritte nei suoi libri sono sempre più simili a quelle di centinaia di persone che non hanno però una chiara coscienza di cosa cercare, dove cercare e come cercare.
L’eterna lotta tra la Luce e le tenebre
Meyrink è stato un ricercatore solitario e, anche se ha frequentato tutti i circoli esoterici della sua epoca, in realtà ha sviluppato una via di conoscenza personale originalissima, unendo appunto la sua ricerca dei fenomeni nei mondi astrali ad una chiara esposizione di quanto questa apertura sia sviante e lontana dalla meta. Nel libro L’angelo della finestra d’Occidente, descrive magnificamente come le forze dell’abisso tentino fino all’ultimo di sviare il candidato nella sua ricerca affannosa della pietra filosofale. Una figura importante in tale racconto è quella di Isais la nera, versione deformata e tellurica della solare Iside. Sembra che in certi periodi storici personaggi privi di amore verso l’umanità abbiano ideato un culto satanico verso questa dea ancestrale, praticamente invertendo il culto materno rappresentato da dee quali Iside. Ma tutti gli scritti di Meyrink testimoniano l’eterna lotta tra le forze della luce assoluta con quelle delle tenebre, anche se in realtà questa epica e classica lotta avviene solo a livello microcosmico, poiché praticamente la luce delle luci, ovvero la divinità assoluta che brilla su tutto e tutti, non ha nessuna contrapposizione in se stessa. La dualità bene e male esiste quindi solo a livello umano ed ogni candidato sulla via dei misteri deve risolvere questa alternanza in se stesso, unendo nelle nozze alchemiche l’anima allo spirito, ovvero la regina con il re. Nel libro citato, vero capolavoro, questa unione regale è descritta dall’autore verso la fine del romanzo, quando la forza della regina Elisabetta si unisce a quella del protagonista, ovvero John Dee, personaggio realmente esistito al tempo di Elisabetta.
La leggenda dell’ebreo errante
Nel libro Il volto verde, basato sull’antica leggenda dell’ebreo errante, lancia un messaggio singolare: nei tempi apocalittici attuali, solo chi vede in sé il volto verde dell’ebreo errante sarà preservato e protetto dalla fine della civiltà attuale. Con questo simbolo Meyrink vuole indicarci che solo coloro che hanno in sé il germe attivo della statura spirituale e che operano per portarla alla luce del giorno subiranno i processi cosmici in atto in modo positivo. Gli altri cadranno in una sorta di follia mistica, creando le situazioni più assurde e grottesche, descritte dall’autore nello stesso libro.
Altro concetto assai interessante è quello sviluppato ne La notte di Valpurga, Secondo l’autore, esistono, oltre a delle notti di Valpurga annuali (antica celebrazione pagana della primavera), delle notti di Valpurga cosmiche. La notte di Valpurga è quel giorno in cui, secondo le credenze dei popoli nordici, l’aldilà apre le sue porte e gli spiriti degli abissi hanno libera influenza sul mondo degli uomini. Secondo Meyrink, ciclicamente appaiono nel quadrante dell’universo i segni di una notte di Valpurga cosmica, che a differenza di quelli annuali non durano un solo giorno ma indicano la fine di un ciclo per l’umanità intera, caratterizzando la fine dei tempi.
Secondo Meyrink, siamo entrati nel pieno di una di queste notti di Valpurga cosmica, dove le passioni più bestiali della nostra razza hanno libero gioco, portando tutto alla degenerazione e alla frantumazione.
L’antico ordine di Melchisedek
Queste idee da pioniere sono oramai evidenti per tutti i ricercatori del senso delle cose ed in fondo testimoniano che il tanto famoso kali-yuga ha raggiunto una fase molto avanzata.
Ricordiamo che queste analisi dei tempi attuali sono fatte non per creare panico ma per dare un chiaro spaccato sulla transizione dall’era dei Pesci a quella dell’Acquario: a fianco della notte di Valpurga, in cui la civiltà umana attuale boccheggia negli spasimi della sua fine, è apparso nel cosmo l’influsso consolante e rigeneratore della fraternità dei liberati, rappresentati nell’Angelo della finestra di occidente dagli alchimisti in possesso della rosa d’oro.
Questa fraternità silenziosa, è l’antico ordine di Melchisedek, in possesso della vera arte religiosa e custode dei misteri sublimi della rinascita. Anche il protagonista del “domenicano bianco”, dopo essere stato fuorviato innumerevoli volte dalla fraternità arcontica dell’abisso, alla fine entra in contatto con questa antichissima fraternità che testimonia il suo aiuto ai candidati alla liberazione, in tutte le epoche e in tutte le razze umane del pianeta.
I pericoli dell’esoterismo
Gustav Meyrink risulta quindi particolarmente interessante per tutti i ricercatori esoterici, per questa sua puntualizzazione precisa di una doppia fraternità che potremmo definire come bianca e nera. La lotta che l’autore ha dovuto sostenere tutta una vita in balia delle alterne influenze di dette fraternità, rende la sua opera attualissima, poiché oggigiorno, nel mondo intero, questa classica lotta tra il bene e il male è più che viva. Numerosi cercatori ancora ignari di un percorso reale di liberazione, tendono a sottovalutare i pericoli della sperimentazione in ambito esoterico. Addirittura in ambito new age, tutto è visto sotto una luce positiva, tutto è bene, tutto andrà per il meglio, misconoscendo in effetti che, prima di raggiungere il bene assoluto non mosso da una complementarietà duale, molti ostacoli devono essere superati e molte prove del fuoco devono essere ingaggiate.
Nei suoi romanzi, tutti i protagonisti devono lottare tenacemente contro forze avverse, a volte mascherate anche come messaggeri di luce. Ma a fianco di questi eroi vi è sempre una candida figura femminile che intercede per la salvezza della sua anima.
La donna, simbolo dell’anima rinata

Non condividiamo quindi il parere del dotto Julius Evola che, nell’introduzione da lui scritta alla prima edizione dell’Angelo della finestra di occidente, vedeva nella figura di Jane, la moglie del protagonista che assume un ruolo decisivo nel romanzo, un lato romantico e da femminucce. In realtà la donna simboleggia l’anima rinata che, col suo sacrificio impersonale, redime il cercatore dell’assoluto dalle sue tendenze inferiori. Non a caso anche nel Faust di Goethe è Margherita che salva il sapiente dottore all’ultimo momento, proprio quando Mefistofele, l’avversario di tutta una vita, è in procinto di dannare definitivamente Faust. Una figura femminile affianca quindi sempre i protagonisti dei romanzi di Meyrink, segno che nell’autore si era risvegliata quella particella di luce spirituale che Dante chiama Beatrice nella Divina Commedia.
La differenza tra esoterismo e occultismo
Un’altra caratteristica di Meyrink che lo rende perfettamente attuale, è quella che lo ha spinto a sondare tutti i sentieri possibili nell’ambito della ricerca. Tutte le vie possibili alla sua epoca sono state da lui sondate e sperimentate. Questo fatto caratterizza la maggior parte dei ricercatori attuali, poiché tutti sperimentano tutti i sentieri possibili, nel tentativo di trovare l’effettiva ed unica via che, ahimè, rimane dietro le quinte nella maggior parte dei casi di questi sentieri eterogenei. Il ricercatore moderno non ha ben chiaro infatti la distinzione tra occultismo ed esoterismo. Il primo cerca il potere, l’esaltazione dell’ego, la divinizzazione dell’io. Il secondo invece, mira come prima tappa realizzativa proprio all’annullamento totale e sistematico dell’io nel candidato. Queste due vie oggi, ancor più che ai tempi del Meyrink, sono ad un livello informativo confuse e mischiate, rendendo complicato l’incedere del candidato serio.
Un pioniere perfetto del ricecatore esoterico

Gustav Meyrink può a ben diritto quindi essere definito il pioniere perfetto del ricercatore esoterico moderno, anche se la sua via difficilmente può essere percorsa ai giorni nostri. Si dice infatti che sia stato l’ultimo in Ocidente a percorrere il particolare sentiero gassoso e pericoloso che descrive magistralmente nelle sue opere. La sua via è sempre stata un miscuglio di esoterismo ed occultismo che in linea teorica può essere percorsa, non senza ostacoli quasi insormontabili. Si può dire che i sistemi iniziatici del passato con la nuova disposizione esoterica della nuova era abbiano trovato in lui un perfetto crogiuolo, in cui si sono fusi, aprendo la strada per i nuovi atteggiamenti iniziatici e nel contempo chiudendo tutti gli antichi metodi che, strutturalmente non sono più adatti all’uomo del ventunesimo secolo. Verso la fine dell’Angelo della finestra d’occidente, quando John Dee sta per essere inghiottito dalle fiamme – un fuoco sorto dal basso nella sua abitazione che la brucia inesorabilmente (volendo significare con ciò che i vecchi metodi iniziati sono strutturalmente non appropriati per l’uomo moderno, almeno nelle sue forme classiche), mentre lo stesso Dee, in possesso della punta di lancia forgiata dagli elfi luminosi, esce incolume dall’incendio. Questa punta di lancia simboleggia il mandato ricevuto dalla fraternità dei viventi, mandato consistente nell’aprire per l’uomo occidentale una nuova via, cosa che non farà certamente lo stesso Meyrink, in quanto lui rappresenta il punto di contatto tra il vecchio e il nuovo. Siamo quindi dell’avviso che la via percorso da Gustav Meyrink sia una via chiusa per noi, almeno negli stessi termini da lui percorsa, non certo nell’essenza e nello scopo finale.
La forza della Kundalini
Questa scena in chiusura di libro, provocata dal protagonista usando impropriamente metodi tantrici, ci illumina anche altri aspetti della questione. L’affermazione di René Guenon che solo la via tantrica sia aperta come fattore realizzativo per l’uomo moderno risulta per noi non veritiera. Il fuoco che sorge dal basso indica chiaramente la forza della Kundalini del bacino che si è attivata nel sistema del protagonista del romanzo, cosa distruttiva poiché applicata in modo scorretto ed illecito. Se John Dee non avesse in sé la lancia forgiata dagli elfi luminosi, ovvero una nuova forza pura della Kundalini, il fuoco evocato sarebbe stato distruttivo! Questa caratteristica, che preserva l’eroe iniziato dalla dissoluzione certa, indica che il tantra, verosimilmente praticato da Meyrink è oramai da compararsi all’occultismo, almeno nelle forme divulgate da noi in Occidente. Chiare delucidazioni vengono date dall’autore a fine libro, cosa che comprova la nostra tesi che almeno in questo Guenon abbia preso un abbaglio affermando quello citato più sopra.
Oltre ad essere stato un vero iniziato ed ottimo scrittore, Gustav Meyrink era anche un uomo eruditissimo dalle ampie conoscenza. Parte della sua vita è stata impiegata anche nella traduzione di testi di altri autori. Anche in questo rispecchia benissimo l’uomo occidentale odierno: tutti noi siamo infatti fortemente intellettualizzati, il che non è una cosa del tutto negativa, quando la nostra intelligenza viene utilizzata per sondare le cose della vita e non si esaurisce in un mero accumulo di concetti.
Verso la fine della sua esistenza terrena sorse una consapevolezza estrema e si rese conto che le energie spirituali non erano a lui destinate in quanto personalità, ma nascevano grazie alle sue pratiche, per essere donate a quella figura antichissima che rappresenta la vera statura umana, addormentata e che deve essere risvegliata dal suo sonno di morte. Nel domenicano bianco afferma che “lui deve crescere ed io diminuire”, citazione che Giovanni Battista fa nei Vangeli a proposito della figura del Messia. In questo contesto il termine “io” indica proprio la coscienza egocentrica purificata al massimo grado, che però deve sacrificarsi in favore del fratello spirituale, indicato con “lui”, l’essenza divina che sboccia come una rosa nel pantano delle pulsioni inferiori, come il simbolo del fior di loto indica alla perfezione.
Un anelito alla Verità assoluta
Dopo tutta una vita passata a sondare e cercare la via regale della trasmutazione alchemica, Meyrink raggiunse lo scopo poco prima della sua dipartita terrena. Attorniato da figure tenebrose nelle sue visioni astrali, o da individui dalla falsa luce, come Bo Yin Ra, Gustav Meyrink non fece però scemare mai il suo anelito alla verità assoluta, pagando in prima persona tutte le sue investigazioni audacie e le sue presunte amicizie. Questa è una caratteristica essenziale di ogni vero ricercatore della luce: mai indietreggiare, quand’anche l’abisso stesso si apre per inghiottirci.
L’ultima opera del Meyrink, La casa dell’alchimista, è incompleta. Di questo scritto è rimasto uno schema della trama ed alcuni capitoli, cosa che ci permette di affermare che se fosse stato terminato sarebbe stato un vero capolavoro. Qui gli elementi base della scrittura di Gustav sono tutti presenti: il lato dissonante e distruttivo delle forze inferiori dell’universo controbattono l’eroe del romanzo che cerca la redenzione interiore
L’antica fraternità degli alchimisti della rosa d’oro
In ultima analisi si può considerare la vita di Gustav Meyrink come quella di un vero eroe, sincero ed appassionato ricercatore della verità ultima, che soffrì molto per il suo anelito interiore, ma che non indietreggiò davanti agli ostacoli sorti nelle sue lunghe esperienze di ricercatore. Anche se oggigiorno autori più acclamati e più alla moda sono seguiti con entusiasmo da milioni di cercatori esoterici, consigliamo a tutti la lettura delle opere di Gustav Meyrink, perché ricche di simbolismo, verità latenti ed intuizione. Come già detto, a nostro avviso la sua via non può essere la nostra. Malgrado ciò è indubbio che le sue esperienze possono esserci utili, ora che la notte di Valpurga cosmica è pienamente attiva e che l’antica Fraternità degli alchimisti dalla rosa d’oro ha preso anch’essa posto sul palcoscenico del mondo, che vede ancora una volta il dispiegarsi collettivo dell’eterna lotta tra il bene assoluto e il male relativo.
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