Marina Massironi: “Vi svelo il mio lato oscuro”

di Giulietta Bandiera. A teatro con Rosalyn, una delle attrici comiche più amate dal pubblico italiano ci rivela un aspetto di sé ancora sconosciuto e imprevedibile

Interpreti: Marina Massironi, Alessandra Faiella
Testo: Edoardo Erba
Regia: Serena Sinigaglia
Assistente alla regia: Mila Boeri
Scenografia: Maria Spazzi
Costumi: Erika Carretta
Sound-light design: Roberta Faiolo
Fotografie: Marina Alessi

Marina Massironi con Giacomo (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) in “Tre uomini e una gamba”.

Divenuta famosa come spalla di Aldo, Giovanni e Giacomo, Marina Massironi è senza dubbio una delle attrici comiche più amate d’Italia, forte delle sue partecipazioni a trasmissioni televisive di grande successo (Mai dire Gol, Zelig, L’Ottavo Nano), ma anche per i successi cinematografici (Pane e Tulipani in primis) e teatrali (sotto la direzione di registi come Dario Fo, Cristina Comencini e Daniele Luchetti).
Incontriamo l’attrice al teatro Carcano di Milano, la sua città, dove è in scena al fianco di Alessandra Faiella, con Rosalyn, una sorprendente pièce, che sembra fatta apposta per spiazzare lo spettatore e prenderlo in contropiede.

Una vicenda tragicomica
In un susseguirsi di colpi di scena e di salti temporali fra passato e presente, le due interpreti impersonano infatti due personaggi opposti fra loro: Esther, una scrittrice di successo (Faiella) e Rosalyn, una donna delle pulizie, all’apparenza goffa e sprovveduta (Massironi).
Nella città di Toronto, prima dell’inizio della presentazione dell’ultimo libro di Esther, nel quale l’autrice sollecita i propri lettori a rivelare le parti più intime e profonde del proprio animo, le due donne si incontrano e fanno amicizia, decidendo poi di visitare insieme la città. È allora che Rosalyn rivela ad Esther la sua relazione clandestina con Ben, un uomo sposato, bugiardo e perverso, il quale le usa continue violenze fisiche e psicologiche.
Inorridita dal suo racconto, la scrittrice afferma che un uomo del genere andrebbe ammazzato e, per tutta risposta, Rosalyn le confessa che il suo cadavere infatti si trova nel bagagliaio della sua auto. Da questa folgorante premessa, prende il via una vicenda tragicomica, scritta da Edoardo Erba e diretta da Serena Sinigaglia, che diviene ben presto un gioco di specchi fra le due protagoniste, nel quale niente è mai come sembra.
Sul palco, le due interpreti, entrambe molto amate dal grande pubblico, hanno modo di esprimere tutta la propria versatilità.

Una nuova coppia teatrale
«È la prima volta che io e Alessandra lavoriamo insieme», spiega Marina. «In precedenza abbiamo preso parte a un corto di Max Croci per il cinema, dal titolo Cheese Cake e partecipato ad alcune puntate del programma televisivo Comici. Ma è qui in teatro che siamo diventate una “coppia di fatto”!».
Domanda. Dunque questo nuovo connubio funziona?
Risposta. «
Devo dire che siamo molto diverse, ma che abbiamo lo stesso approccio rigoroso al lavoro e una grande passione per questo spettacolo, oltre ad un grande rispetto reciproco, che di sicuro fra colleghe non guasta e che è frutto della nostra milanesità».
D. Milano oggi è una città in grande evoluzione, che per altro va facendosi sempre più bella. Puoi essere orgogliosa di questa radice…
R.
Devo ammettere che lo sono: Milano mi ispira e mi stimola ancora moltissimo, non solo per la sua crescente bellezza, ma soprattutto per il comportamento delle persone, che a mio avviso denota un notevole grado di civiltà e di apertura.
D. Tornando a “Rosalyn”, si tratta di una commedia noir, di un thriller psicologico, quindi forse un po’ lontano dalle tue corde. Che cosa ti ha convinto ad accettare questa sfida professionale?
R. Mi piace molto il fatto che si tratta di un lavoro imprevedibile, nel quale i ruoli e perfino i tempi cambiano continuante, alternando note comiche e drammatiche e tenendo lo spettatore in un costante stato di stupore, disattendendo fino all’ultimo tutte le sue aspettative. Anche per noi che lo interpretiamo, d’altronde, il senso della storia e degli stessi personaggi si rivela poco alla volta, man mano che ci si entra dentro. In questo modo non c’è tempo per annoiarsi, anche perché il campo di esplorazione è l’animo umano, che è e resta un grande mistero.

Un tema scottante: la violenza sulle donne
D.
Tu che rapporto hai con il mistero? Ti attrae?
R.
Un po’ lo temo, a dire il vero, ma indubbiamente mi attrae.
D. Ti è mai capitato di fare ricerca interiore, analisi, o cose simili?
R.
Ricerca interiore sì, analisi no, perché fino ad ora sono riuscita a mantenere una certa autonomia e un certo controllo, pur continuando come tutti a cercare risposte, ma mai dire mai nella vita!
D. Il tuo lavoro del resto è già una terapia, visto che attraverso i tuoi personaggi, puoi esplorare anche parti diverse di te stessa.
R.
Il lavoro di attore ha sempre questa componente, anche se francamente io non credo di essere sempre così consapevole di questo, nel confrontarmi con i personaggi che interpreto, poiché mi affido molto anche all’intuizione e all’istinto.
D. Il testo di Rosalyn tocca anche un tema scottante dei nostri tempi: la violenza sulle donne. È stato impegnativo per te affrontarlo?
R.
Si tratta di una piaga sociale che va arginata e ho volentieri approfittato di questo spettacolo sensibilizzare le persone a questo proposito. Da qualche anno infatti collaboro con un’organizzazione chiamata Global Humanitaria Onlus, che si occupa proprio del problema della violenza fisica e psicologica, offrendo consulenza legale alle donne maltrattate.

«Ho una natura un po’ malinconica»
D. Tu sei un’irresistibile attrice comica, ma non di rado i comici a sipario chiuso cambiano attitudine. È così anche per te?
R.
Ebbene sì, devo riconoscere di avere anch’io una natura un tantino malinconica… Non dimentichiamo che ho cominciato recitando Leopardi!
D. In compenso avrai ben poco tempo per immalinconirti, visto che sei sempre impegnatissima fra teatro, cinema, tv, doppiaggio, pubblicità e chi più ne ha più ne metta. Si dice che quando lo riempiamo troppo, però, il tempo passa più velocemente…
R.
Devo dire che ultimamente sto un pochino rallentando i ritmi, poiché sento l’esigenza di godermi di più le cose. Anche nel lavoro, trovo frustrante il fatto di affrettarsi sempre, finendo per rendersi conto di ciò che si sta facendo solo quando ormai si è finito di farlo. In quanto al tempo… beh, risparmierei volentieri quello che usiamo per esempio per inserire tutti quei pin e quelle password dappertutto! A che cosa servono?! Io li abolirei tutti e tanti saluti!
Scherzi a parte, mi piacerebbe molto arrivare alla sintesi, all’essenza delle cose e questa è oggi la sento anche come un’esigenza fisica, tant’è vero che mi sono trasferita in campagna per ritrovare una dimensione di vita un po’ più naturale.
RosalynD. Dunque ti sei data all’agricoltura!?
R.
Ho iniziato coltivando la terra, ma poi ho trovato una fattoria biologica vicino casa e ho subito desistito. Ora le verdure le compro direttamente da loro e posso oziare in santa pace!
D. Tornando al lavoro, continuerai a portare in giro per l’Italia questo spettacolo o hai altri progetti?
R.
Dopo Milano porteremo Rosalyn in teatro nel Piemonte, in Trentino e infine a Roma. Ma sto anche collaboro con autrice Lia Celi e con tre musicisti per l’adattamento di un Otello verdiano.
D. Scorrendo il tuo curriculum, si nota che in carriera tu hai avuto importanti riconoscimenti, dal David di Donatello, al Nastro D’Argento, al Premio Persefone come migliore attrice teatrale. È più facile però che ti premino come miglior attrice non protagonista. Questo ti secca?
E c’è un personaggio che oggi vorresti interpretare invece, da protagonista unica?
R.
No, perché fondamentalmente io amo il lavoro di squadra. La mia ambizione più grande è far parte di un gruppo di anime gemelle, un gruppo molto affiatato di due o tre persone.
Riguardo ai personaggi, quelli che in genere amo di più sono quelli che hanno diverse sfaccettature, ma credo che per una volta mi divertirebbe magari interpretare il ruolo della cattiva, ma della cattiva vera!
D. Nella vita privata invece, di te si sa che sei stata sposata con Giacomo Poretti, del trio Aldo Giovanni e Giacomo e che da ben 24 anni vivi con lo sceneggiatore Paolo Cananzi. Insomma, su di te sembra che non si facciano mai pettegolezzi…
R. 
Per forza, quando vado in vacanza sono abituata ad andare lontanissimo, così che nessuno possa beccarmi, per il resto, ebbene sì, sono una noia: tutta casa e teatro!

 

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