Non solo Hollywood: avances in azienda

Di Franco Bianchi. Avanzamenti di carriera sospetti, relazioni speciali, orari particolari, viaggi di lavoro: come sono le relazioni con i capi nel mondo del lavoro?

Quando il capo ufficio (Ugo Tognazzi) seduce la segretaria (Senta Berger).

Ormai questo tema viene ampiamente dibattuto in ogni salotto, in moltissime trasmissioni televisive e sulla carta stampata, non solo perché serve a scoperchiare ed evidenziare un tema attuale delle relazioni uomo/donna, che è risaputo, ma che tutti evitano di affrontare esplicitamente, senza contare che soddisfa delle implicite pruderie.
E a questo proposito in redazione mi hanno posto una domanda: «Ma tu, che sei stato dirigente in azienda per parecchi anni, cosa sai e cosa hai visto di persona in merito?». Ovviamente si tratta di un argomento ampio, complesso, delicato, facile da vedere ma più difficile da inquadrare.

Ultimi dati sugli abusi in azienda,
forniti a fine settembre in Parlamento dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva: secondo l’inchiesta Istat 9 donne su 100 nel corso della loro vita lavorativa sono state oggetto di molestie o di ricatti a sfondo sessuale, il che fa circa 1 milione e 403mila casi. A parte gli stupri – consumati o anche solo tentati (84% dei casi),  76 mila in tutto sempre considerando l’intero arco lavorativo delle donne – si può comprendere nella lista del malcostume anche la carezza non gradita, la pacca sul sedere, il bacio rubato sino alla richiesta esplicita di prestazioni sessuali per avere un lavoro, per mantenere il posto o magari per fare carriera.

Approfittarsi del proprio ruolo dominante

Leonardo di Caprio “Il lupo di Wall Street”, tutto coca sesso e potere, con Margot Robbie.

Certamente alla domanda: «Sei stato osservatore diretto di allusioni o di relazioni poco chiare, dell’approfittarsi del sesso debole?», la risposta è «Sì», anche se non ho visto con i miei occhi palpeggiamenti, azioni lascive e palesi, immagino che ci siano certamente state, ma in sedi opportune e non in pubblico.
Tuttavia ho personalmente constatato situazioni evidenti, un approfittarsi del ruolo dominante nei confronti soprattutto di segretarie che non potevano replicare, che dovevano subire allusioni anche pesanti, soprattutto in pubblico, cioè alla presenza di altre persone, fossero esse clienti, fornitori o colleghi. Il sorrisino di apprezzamento dei presenti, che accompagnava tali allusioni, permetteva all’autore di replicare e di proseguire nel proprio atteggiamento divenuto autorizzato, con apprezzamenti che, il più delle volte, erano per ingraziarsi i favori del capo da parte degli astanti. Quindi, di fatto, una doppia azione al limite dell’educazione, per usare un eufemismo.

Quando vige la logica del “do ut des”

Eva Baxter (con Bette Davies in “Eva contro Eva”) è disposta a tutto per fare carriera.

Un’azienda è un piccolo mondo, una grande famiglia nella quale si replicano dinamiche molto particolari. Il pettegolezzo è facile e frequente, la calunnia una logica conseguenza: tutti sanno tutto, o credono di sapere ogni dettaglio. Come giustificare una carriera fulminante da parte di una giovane e procace impiegata se non con la logica del do ut des? Anche se non fosse procace, i ragionamenti sarebbero più o meno gli stessi, giustificati dal fatto che i gusti del capo sono comunque personali.
Quindi, in questo caso, potremmo considerare due possibilità: l’approfittarsi di sfortunate segretarie o impiegate, o un tacito accordo nel quale entrambi i protagonisti trarrebbero reciproci vantaggi. Qualcuno, a questo punto, potrebbe facilmente indicare nell’uomo di potere un facile ed ovvio bersaglio come spregevole approfittatore, altri nell’identificare talune donne come evidenti manipolatrici, quantomeno consenzienti se non addirittura come vere adescatrici aziendali.
Se accettassimo la definizione di prostituzione come mercificazione del proprio corpo, ovvero considerare il proprio corpo come una merce che può essere venduta, allora ci troveremmo, nel secondo caso, inequivocabilmente dinanzi ad un atto di prostituzione a tutti gli effetti.
Potremmo disquisire a lungo sull’abitudine inveterata degli uomini di approfittarsi delle ignare colleghe, spesso costrette a subire allusioni più o meno spinte, sulla scarsa considerazione che il sesso maschile ha per il sesso debole.

E se è l’uomo a voler far carriera?

Film TV. “Come far carriera senza lavorare”.

Vorrei però spostare l’obiettivo su un altro punto: cosa accade quando è un uomo a voler fare carriera in azienda? Tenderà ad appoggiare il proprio capo, a lodarne pubblicamente le virtù, oppure ad essere maggiormente equilibrato o, addirittura, distaccato da lui?
La risposta la conosciamo tutti quanti: tanto più si vuol avanzare, tanti più compromessi occorrerà accettare e rospi da ingoiare. Certo saranno di differente natura, ma il piegarsi al potere diventa sovente un passaggio ovvio che potrebbe sfociare nel concedere o concedersi a rituali al di fuori della mansione aziendalmente concordata, come andare a prendere in auto il proprio capo tutte le mattine, o pagargli il caffè, portare regali, compiacergli in tutti i modi riferendogli ogni dettaglio di ciò che accade in azienda. Non sarebbe anche questa una sorta di sottile prostituzione?
Non tutti gli uomini sono obbligati a concedersi per far carriera, ovvio, ma questo non varrebbe forse anche per le donne?

E se il capo è donna?

Meryl Streep (che ricorda Anna Wintour, direttrice di Vogue) ne “Il diavolo veste Prada”

Che dire, infine, quando il capo è donna? Forse che gli uomini in carriera avrebbero una diversa deferenza verso di lei rispetto ad un capo di sesso maschile, o forse, ancora una volta, cercherebbero di ingraziarsela in mille modi? Magari il corrispettivo potrebbe essere di differente natura, la fedeltà ad esempio, ma il ragionamento di base non cambia.
Quindi, ciò che intendo sottolineare, non è tanto l’ennesimo rapporto ormai stereotipato uomo/donna quanto la relazione di deferenza o meno, di connivenza o manipolazione che ci troviamo ad affrontare tutte le volte che ci relazioniamo con l’autorità, chiunque essa sia. Il potere esiste da sempre e da sempre la tentazione di approfittare dell’autonomia e degli spazi che si è guadagnato è forte, pertanto atteggiamenti approfittatori non devono creare meraviglia, anzi personalmente mi meraviglio di coloro che la mostrano. Potrebbe certamente schifarmi o far nascere reazioni varie, ma non suscitare meraviglia o sorpresa.

Dunque il punto non è puntare il dito contro gli uomini, ma verificare, analizzare e gestire la relazione col potere a prescindere dal sesso.

Sono stato oggetto di tentativi di seduzione

In “Rivelazioni” Demi Moore tenta di sedurre Michael Douglas per rovinarlo.

Per terminare, visto che mi è stato chiesto se avessi assistito di persona ad atti di uso improprio del potere, vorrei confermare che… è successo anche a me: nel mio ruolo di dirigente, sono stato oggetto di evidenti tentativi di seduzione da parte di colleghe per ben due volte. In entrambi i casi la contropartita era, immagino, di ottenere favori lavorativi.
La cosa personalmente non mi è piaciuta per nulla, ma non mi ha sorpreso. La gestione del potere chiede ben altre responsabilità.

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Operatore Olistico Supervisor S.I.A.F- IT. nº LO 196 S - OP, formatore sia per privati che per aziende, scrittore e conferenziere. Laureato in Economia, per 13 anni è stato dirigente d’azienda. Ha creato il metodo “be happy now!” nel quale ha messo a disposizione la sua esperienza iniziata nel 1976. In esso sono insegnate tecniche pratiche abbinate ad un percorso personale profondo finalizzate ad aumentare il proprio livello di felicità. L'ultimo suo libro è "Essere felcici ORA!" (ed. Tecniche Nuove). Website: https://www.francobianchi.eu/