di Fabio Duranti. Secondo l’autore, le fiabe rappresentano modelli di un percorso iniziatico, mentre le favole veicolano insegnamenti etici e morali

Le parole “fiaba” e “favola” indicano tutt’e due dei racconti didattici ideati per bambini. Tuttavia, poiché in tali storie, alcune immortali, entrate nell’immaginario collettivo, ad una attenta analisi non si riscontrano gli stessi contenuti di base, ci prendiamo il diritto di fare una netta divisione tra la fiaba e la favola.
Nel primo termine includiamo tutti i racconti basati su reali dati spirituali, se non esoterici, composti da veri iniziati che, attraverso dei simboli chiari ed universali, hanno creato delle storie fiabesche, allo scopo di veicolare insegnamenti superiori destinati alle anime semplici. Questi racconti infatti, utilizzando il mezzo dell’allegoria, contengono in modo velato tutto il processo di rinascita alchemica interiore.
Le favole invece, anche se in apparenza simili alle fiabe, sono state scritte da individui certamente dalle ottime qualità animiche, ma non appartenenti a nessuno circolo iniziatico. Esse veicolano insegnamenti per lo più etici e morali e come tali sono sicuramente utili per il lettore medio, ma non hanno la stessa valenza di base delle fiabe. Favole e fiabe sono accomunate nei loro contenuti, da una certa linea di base: vi è sempre uno stato di cattività iniziale e bisogna lottare contro elementi malvagi e negativi prima di giungere al lieto fine. Inoltre spesso i protagonisti sono di discendenza regale, uno stato perduto che deve essere riconquistato.
Però nelle fiabe viene descritta non una crescita squisitamente morale dei protagonisti, come nel caso delle favole, ma la rinascita strutturale dell’essere, attraverso prove ed ostacoli tipici proprio del cammino interiore di risveglio dell’anima.
Biancaneve, una fiaba iniziatica

Biancaneve, ad esempio, si può a ben diritto dire essere stata scritta da un gruppo di iniziati in collegamento con le dottrine gnostiche del ciclo del Graal. Non a caso la protagonista della fiaba è candida come la neve, volendo così sottolineare che un vero “candidato” deve raggiungere uno stato di purezza interiore, tale da meritarsi l’odio nefasto della matrigna, essere oscuro che incarna l’odio più feroce dell’affermazione egocentrica di un io espanso che vuole affermare solo se stesso. In questo contesto, Biancaneve rappresenta l’anima più pura, colei destinata alle nozze alchemiche con lo spirito, mentre la matrigna, non solo simboleggia l’io ordinario che, per sua autoaffermazione, si crede il più bello nel reame del microcosmo interiore, ma anche il cosiddetto io superiore, meglio conosciuto come il guardiano della soglia. Di sfuggita facciamo notare che questo io superiore non è da comparare con il “Sé superiore”, poiché quest’ultimo è effettivamente la vera particella divina nell’uomo che giace addormentata nei recessi più oscuri dell’essere. Questa bella addormentata nel bosco, deve subire prove terribili, prima che il principe, figlio del re dei re, ovvero la forza del Cristo Cosmico Solare, la risvegli dal suo sonno di morte. Non a caso Biancaneve viene avvelenata tre volte dal potere ammaliante della matrigna. Queste tre prove ci ricordano subito le tre tentazioni nel deserto che Gesù deve subire dal suo satana interiore, prima di divenire atto alla sua opera messianica.

E non è pure un caso che nella vita del Buddha, il principe Gotama sia tentato per tre volte dal reggitore del mondo inferiore chiamato Mara, sinonimo del dio mammona biblico. È inoltre interessante notare come nella fiaba di Biancaneve, i nani siano sette e proprio sette, e non otto o nove, tali e quali ai chakra presenti nel sistema sottile umano. Questi simpatici e laboriosi esseri scavano indefessamente nelle miniere a cercar pietre preziose ed oro. In effetti il sistema settemplice dei chakra, lavora giorno e notte per estrarre dalla dura terra dell’esistenza umana, l’essenza più pura e spirituale da introdurre in tutto il microcosmo al fine di dare nutrimento a Biancaneve stessa.
I messaggi spirituali di Andersen
Facendo notare questo ricco simbolismo racchiuso nelle fiabe autentiche, possiamo ben dire che nelle favole, invece, vi sono prove da superare e personaggi malvagi che ostacolano i protagonisti, ma nell’essenza questo tipo di iniziazione, se così si può definire, mira solo al raggiungimento di uno stato migliore di vita sulla stessa spira di esistenza di partenza narrato nel racconto. In una favola non si ha come obiettivo di tornare ad essere sudditi del Re dei Re, ovvero di reintegrarsi nel cosiddetto “regno dei cieli”, ma soltanto un miglioramento delle condizioni di vita dettate da un destino ostile.

Favola e fiaba proprio per questi messaggi che veicolano, non sono quindi racconti uguali che veicolano i medesimi valori, ma hanno obiettivi diversi e quindi si rivolgono a due diversi tipi di lettori.
Queste differenze fondamentali tra fiaba e favola li troviamo ben marcate nei due più grandi scrittori di racconti per bambini dell’occidente. Se approfondiamo l’opera di Hans Christian Andersen, troviamo che egli era sicuramente più orientato in senso spirituale dei fratelli Grimm. In Andersen vi sono elementi simbolici sicuramente esoterici, quindi lo possiamo ben definire uno scrittore di fiabe. Nei racconti dei fratelli Grimm questi elementi sono più tenui, quindi possiamo classificarli come degli scrittori di favole
Il brutto anatroccolo ad esempio, fiaba scritta da Andersen, indica bene la trasmutazione alchemica che un candidato deve passare nella rinascita interiore. La bella e la bestia è un altro esempio di come la bella, rappresentante l’anima, deve unirsi alla bestia inferiore dell’ego per poter celebrare le tanto famose nozze alchemiche. È da notare il fatto che, in realtà, deve essere la bestia ad accettare di amare la bella, quindi in un certo senso, la nostra statura egoica deve arrivare ad amare la bella, poiché questa in realtà rappresenta già l’amore incondizionato spirituale che vede anche nella mostruosità dell’ego delle caratteristiche regali. Nella Piccola fiammiferaia, anch’essa di Andersen, vi sono i tratti tipici della favola, poiché i messaggi in essa contenuti sono da intendersi come una accettazione umile del destino avverso, cosa che migliora lo stesso nel lieto fine.
Pinocchio, una fiaba esoterica

A nostro avviso l’ultima fiaba veramente tale apparsa in Europa, è stata Pinocchio, scritta da Collodi (che era un massone). Dopo di lui le fiabe pure si sono mischiate a racconti favolistici, fino ad arrivare alla produzione moderna basata su vere e proprie fantasticherie.
Il genere fantasy, attualmente molto seguito dai giovani e meno giovani, rappresenta una sintesi fantasiosa dei due generi, veicolando per lo più prove iniziatiche senza una vera base dottrinale pura. A parte qualche eccezione, pochi autori moderni hanno raggiunto nei propri scritti il livello delle vere ed originali fiabe, includendo in questi sicuramente Michael Ende e Tolkien.
È da sottolineare un’altra caratteristica che differenzia una fiaba da una favola. Una fiaba veicola sempre il messaggio di un ritorno, dopo prove e purificazione, allo stato regale nel regno dello spirito. Nelle favole invece sono sempre descritti degli avvenimento esperiti nelle zone energetico-astrali del nostro pianeta, luoghi in cui la vera e pura vibrazione spirituale è assente. “il Paese delle meraviglie” è prettamente una definizione azzeccata di questi piani astrali, ove si può fare ogni sorta di esperienze, ma che non introducono l’eroe implicato nelle medesime, nel cosiddetto pardes, il mitico paradiso perduto.
Favole e… viaggi astrali

Il viaggio di Alice ne Il paese delle meraviglie indica propriamente un viaggio astrale, con tutte le bizzarie che si possono incontrare in tali luoghi. Anche le esperienze con Il mago di Oz si situano in codesti luoghi. Infatti questo racconto propone qualcosa di simile ad un’iniziazione inferiore, atta a ristabilire una sorta di armonia naturale nella protagonista e le avventure che questa incontra sono tutte esperite nei domini astrali.
Attualmente il fascino per questi livelli energetico-astrali è molto forte. Tutti i super eroi, tutti i personaggi dei cartoni animati o quelli dei videogiochi, sono degli “eroi astrali”. Perfino i vecchi personaggi delle fiabe autentiche, sono stravolti e modificati, abbassandoli a questo livello energetico.

Vorremmo ricordare anche il vecchio film della Disney dal titolo Fantasia: in uno degli episodi Topolino si improvvisa mago: questa scena è basata sull’antica leggenda dell’apprendista stregone, che ha trattato anche Goethe. Vorremmo sottolineare il fatto che Walt Disney faceva parte di un circolo rosacrociano e il suo tentativo di creare una fiaba moderna si basava su concetti, seppur non esoterici purissimi, sicuramente nobili ed umanitari. Anche Collodi era un massone dichiarato, quando la Massoneria probabilmente seguiva ancora con successo il tentativo di servire il grande architetto dell’universo. Personaggi del calibro di un Collodi o di un Disney oggigiorno non esistono più, e la tendenza odierna è quella di creare l’eccentrico.
La caratteristica del mondo attuale è quindi quella della fantasticheria, dell’abbandono delle vere e pure tradizioni spirituali, dell’apertura sulle sfere invisibili dell’universo, sfere che non di meno sono sempre dei livelli naturali, essendo composte da eteri e forze astrali, che in fondo sono solo la base energetica della materia che incontriamo nel piano fisico in cui viviamo.
Il voler rendere tutto favolistico indica per ciò, la tendenza attuale della ricerca non tanto della vera spiritualità, quanto di esperienze eccentriche e sovranaturali, atte ad esaltare l’ego in avventure incredibili e surreali, proprio per sfamare lo stesso ego deluso dalla vita materialistica tipica dei giorni nostri.
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