Il Tibet a Pistoia

A Pistoia, una mostra dedicata al missionario Ippolito Desideri, pioniere del dialogo interreligioso, che per primo rivelò il Tibet all’Occidente

Mario Piacenza. Panorama dal campo 1 a m.5550 verso il fianco sinistro del ghiacciaio Durung Drung (1913). Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna

Nell’ambito di “Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017”, dal 14 ottobre al 10 dicembre a Palazzo Sozzifanti è visitabile la mostra La rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione italiana nelle terre più vicine al cielo, che la città dedica al suo illustre cittadino, il missionario gesuita Ippolito Desideri (1684-1733), che per primo rivelò il Tibet all’Occidente. Sono esposti documenti, carte geografiche, foto panoramiche d’epoca, strumentazione scientifica, che si alterneranno a filmati e dipinti su stoffa (thangka), che permetteranno ai visitatori di ripercorrere idealmente queste terre lontane.

Un pioniere del dialogo interreligioso
Definito dall’attuale Dalai Lama un autentico pioniere del dialogo interreligioso e dell’incontro rispettoso e proficuo fra culture e tradizioni diverse, fu l’antesignano di una fortunata stagione di esplorazioni italiane in Asia.
Dopo aver compiuto tra il 1712 e il 1728 un lungo cammino attraverso le regioni del Punjab, Kashmir, Baltistan e Ladakh, Ippolito Desideri arrivò a Lhasa il 17 marzo 1716, dove fu ricevuto in udienza dal re mongolo del Tibet, Lajang Khan il quale gli concesse il permesso di noleggiare una casa nella città e professare la sua religione, consigliandogli di trascorrere prima un periodo di tempo in un monastero tibetano per studiare la lingua e il buddhismo. Imparato l’idioma, scrisse in lingua tibetana cinque libri, in cui espose i dogmi del Cristianesimo e, pur accettando  gran parte del buddhismo, ne confutò alcuni concetti, come la metempsicosi e la vacuità. Insomma, il suo fu il primo tentativo di dialogo tra le due religioni, ma anche la rivelazione all’Europa di quelle regioni sperdute e a quel tempo sconosciute. Ippolito Desideri è ritenuto dunque l’iniziatore di una lunga e proficua stagione di ricerche e viaggi che hanno visto protagonista la scienza italiana: il percorso espositivo svelerà l’eccezionale contributo offerto dall’Italia nel campo dell’esplorazione in Tibet, in particolare nell’area Karakorum-Himalaya.

La mostra: oggetti e immagini
Molti oggetti e immagini in mostra sono stati infatti raccolti durante i vari viaggi di esplorazione e di studio guidati da Osvaldo Roero di Cortanze, Luigi Amedeo di Savoia, Mario Piacenza, Filippo De Filippi, Giuseppe Tucci e Ardito Desio. Questi esploratori – mossi dall’unico fine della conoscenza – compresero a fondo le particolarità geografiche, uniche al mondo, la religione, l’arte e la cultura del Tibet e ne diedero per la prima volta nella storia una precisa collocazione e una descrizione cartografica corretta.
Ispirata dallo studioso pistoiese Enzo Gualtiero Bargiacchi, la mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, ed è curata dal geografo e storico Andrea Cantile e da Massimiliano Alessandro Polichetti e Oscar Nalesini del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Roma.

Per maggiori informazioni: www.pistoia17.it

 

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