di Giorgio Cozzi. Le coincidenze non esitono. Ma da dove vengono le nostre intuizioni? C’è qualcuno accanto a noi nell’invisibile che ce le suggerisce, sono frutto di una precognizione o è la voce del nostro Sè?
Normalmente i parapsicologi raccontano le loro osservazioni sui sensitivi o riportano le esperienze di chi ha vissuto situazioni paranormali. Tuttavia anche il parapsicologo può avere le proprie esperienze anomale, avendo toccato con mano la straordinarietà di eventi che non è facile ascrivere alla comune realtà. E questo è capitato anche a me: anch’io ho avuto qualche esperienza ai confini tra la scienza e le coincidenze, difficile da decifrare.
Ho provato un forte dolore… ma non era mio
Ricordo che vent’anni fa stato tenendo un seminario a Saint Vincent e ad un certo punto del pomeriggio, dopo splendidi risultati come trainer, per così dire “democratici” nell’Azienda in cui stavo lavorando, l’Amministratore Delegato fece una mossa prevaricatoria di totale autoritarismo, che andò a minare o smentire il percorso che il gruppo stava effettuando.
Dovetti reprimere un moto di rabbia (lui era il mio committente) e improvvisamente provai una sensazione di dolore fortissimo, come se mi fosse mancata l’energia. Attribuii quel fatto di svuotamento, mai accaduto prima, alla frustrazione del momento. Riuscii lo stesso a chiudere bene il corso e mi misi l’anima in pace: avevo fatto tutto quello che era possibile per cambiare la cultura aziendale, da autoritaria a partecipativa.
Arrivato a casa un’ora e mezzo dopo, mia moglie mi rivelò immediatamente che mio padre aveva avuto un grosso incidente ed era in fin di vita all’ospedale. Controllai i tempi: era stato investito da una moto più o meno nello stesso momento in cui mi era sembrato di svenire. Lui resistette quindici giorni e poi morì, dato che si era rotto l’osso del collo e non era stato possibile salvarlo.
Ero molto legato a mio padre, soprattutto negli ultimi anni, in cui i ruoli si erano quasi rovesciati: ero diventato molto affettivo e protettivo verso di lui, contrariamente al passato, dove mi sentivo condizionato dal suo modo autoritario (guarda caso come l’Amministratore Delegato di cui sopra) e per la sua grande energia che me lo faceva sembrare sempre superiore. Lui aveva fatto molte cose: era stato pilota di moto – guidava a grandi velocità – era stato un’atleta scattante e purtroppo per me spesso era molto nervoso, rapidissimo e talvolta era difficile andare d’accordo con lui. Era anche generoso verso gli altri, amava la giustizia. Per me era stato un mito.
Un salto al di là della strada
Anni dopo, con la mia famiglia sono andato negli USA, ho noleggiato due auto (eravamo in 6, mia moglie, io e 4 figli, più il fidanzato di mia figlia). Eravamo in carovana con un gruppo di amici e dovevamo fare un giro insieme nel west per tre settimane.
I ritmi però erano diversi, ai miei figli piaceva fermarsi nei posti ad ammirare il panorama, fare il bagno, godersela, mentre altri volevano solo divorare chilometri.
Così accadde che al Brice Canyon rimanessimo indietro e al Lago Powell arrivammo ben dopo gli altri. Era un venerdì sera e non trovammo nessuna sistemazione per dormire la notte; infine trovammo su un palo della luce un messaggio con scritto “siamo andati a Phoenix”, distante un bel po’. Ripresi la strada e andai a forte velocità verso la nuova città, era buio, c’era poco traffico, io ritenevo di guidare bene e anche il fidanzato di mia figlia sulla macchina dietro era uno svelto e capace. Non volevamo perdere gli amici e filavamo bel oltre i limiti di velocità indicati.
Fu così che raggiungemmo un incrocio a T di cui non mi ero assolutamente accorto (o non c’era un cartello di segnalazione o proprio non l’ho notato)- Potete immaginare quando a pochi metri dalla fine della strada, ad alta velocità, mi sono improvvisamente resoconto che sarei sbucato su un incrocio a T.
Non so cos’è successo, ma ricordo bene che mi è venuto in mente mio padre e ho percepito subito che non c’erano luci visibili; ho frenato senza bloccare, ho attraversato volutamente la strada che incrociavo, col solo pensiero di non farmi investire dalla seconda auto perché sarebbe successo un macello: ho fatto un gran salto attterrando su un terrapieno di fianco alla strada e poi ho svoltato violentemente verso sinistra per togliermi di mezzo, sfiorando una staccionata tipica del Texas. Era una manovra che mio padre mi aveva raccontato spesso per evitare un grosso incidente.
Ho sentito la gran frenata dietro, ho visto le luci alzarsi e la macchina che seguiva arrivare a 10 centimetri dalla staccionata, senza toccarla e senza scontrarsi con la mia che si era spostata da una parte. Non era successo nulla, per vero miracolo o meglio, secondo me, per una “presenza” che ho avuto in quel momento.
Proseguimmo più tranquilli e appena arrivati in Arizona ci fermammo nel deserto in un Pueblo Indiano con un Motel ovviamente al completo, dormendo in auto.
Il caso ha voluto che non ci facessimo male? Può darsi. Il mio è stato un atto di perizia razionale in un momento di pericolo? Può darsi. Tuttavia è mia convinzione che stato mio padre a indirizzarmi a compiere i gesti più adatti per evitare un disastro.
Tante spiegazioni tutte possibili
Non mi sento di escludere che quella sorta di entanglement che ho avuto al momento dell’incidente di mio padre, si sia ripetuto, anche se da una dimensione diversa (o del passato o dall’aldilà). Oppure anche che nel momento del massimo pericolo il ricorso a una mente universale che contiene tutte le possibilità diventa l’azione potenzialmente vincente; naturalmente il file aperto eventualmente sarebbe stato favorito dallo speciale rapporto o collegamento con mio padre (ritenuto eccellente alla guida per la sua rapida reattività, infatti mi era noto che era rimasto senza freni due volte in discesa ed entrambe le volte aveva trovato modo di salvarsi).
La mia sensazione psicologica conferma quella di molti che hanno avuto esperienze simili, l’ho “sentito”, quando sono in stato di bisogno lo “sento” ancora. Poi, che sia una comunicazione da un’altra dimensione o semplicemente un’informazione che viene dal passato, beh questa è un’altra storia che prima o poi affronterò.
La mia convinzione è che effettivamente ci sia stato un collegamento, come se le mie manovre fossero state guidate dall’esterno, da qualcuno che mi proteggeva e che voleva guidare le manovre perché nulla accadesse, preservando me e i miei famigliari.
Racconto questo episodio per confermare sensazioni della stessa natura che molti mi segnalano all’AISM, a dimostrazione che certe realtà sono molto più diffuse di quanto si creda e quindi che i segnali di contatti fra più dimensioni appaiono in qualche modo più numerosi e più credibili.
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