di Giorgio Cozzi. Sperimentatori e medium in uno sguardo dal passato: le sedute medianiche con Eusapia Paladino. Può l’uso di trucchi invalidare le prove svolte secondo metodi scientifici? Come si potrebbe oggi accertare l’evidenza dei tipici fenomeni medianici?

Durante un trasloco, rivedendo tutti i libri e i documenti di anni di lavoro, ho ritrovato scritti che mi hanno fatto pensare e riflettere su un dilemma che in Parapsicologia si presenta con una certa frequenza e che per questo è di estrema attualità. Famosi sensitivi e medium sono stati scoperti a “barare” in qualche particolare circostanza e così si è portati a non fidarsi più delle prove e delle testimonianze raccolte.
Eppure, rileggendo una relazione del prof. Filippo Bottazzi (noto medico e professore dell’Università di Napoli) sugli esperimenti condotti da lui e da un’équipe di ricercatori affidabili all’Università di Napoli con la discussa medium Eusapia Palladino (1909, Perrella Editore), si sollevano interrogativi inquietanti tanto sulla veridicità delle facoltà paranormali (od anche dei contatti spiritici), quanto sui metodi di ricerca. Il Prof. Bottazzi ebbe l’opportunità di studiare a fondo questa medium Eusapia, dopo che lei fu scoperta a Londra mentre utilizzava banali trucchi per produrre i fenomeni di cui le si chiedeva conferma.
Essendo notissima, il fatto ebbe scalpore e danneggiò irrimediabilmente la sua immagine, rendendo poco credibili gli intensi fenomeni cinetici che si manifestavano durante le sedute medianiche, peraltro realizzati con eminenti studiosi – quali Charles Richet (scienziato di chiara fama che ottenne due Premi Nobel), Lombroso (criminologo altrettanto noto), Morselli, generando querelles infinite. Da una parte vi furono coloro che si schierarono definitivamente tra gli scettici o peggio oppositori accaniti, dall’altra coloro che – avendo assistito a numerose prove eccezionali – (apparentemente) favorevoli a considerare comune reali i fenomeni osservati.
Condizioni sperimentali ottimali (per quanto era possibile)

Consapevole del quadro di riferimento ambiguo, Bottazzi si dispose a verificare la fenomenologia espressa da Eusapia Palladino, con una giusta dose di sospetto, ma anche con rispetto di una persona di cui si diceva anche un gran bene. Confesso che anche ai tempi nostri parlare di Eusapia è quasi un autogoal, perché l’immagine storica che viene riportata è appunto contrassegnata dalla non credibilità e quindi non validità di tutto quanto su di essa riportato.
Rileggendo peraltro la relazione del prof. Bottazzi si ha la sensazione di un falso storico, nel senso che non si sono approfondite le ricerche svolte con metodi rigorosamente sperimentali, rimanendo in un contesto di confronto tra “creduloni” e “realisti”, che ha nuociuto alla conoscenza dei fatti e dei fenomeni. Tutto ciò considerando anche i limiti degli strumenti scientifici allora a disposizione, certamente molto inferiori a ciò che si potrebbe fare oggi per verificare la fantasmagoria di eventi paranormali che accaddero durante le sperimentazioni condotte dal Bottazzi (a conferma dei creduloni Richet, Lombroso, Morselli, ecc.).

Nella relazione si scopre subito come il Bottazzi abbia pensato accuratamente a creare le condizioni sperimentali ottimali per accertare l’impossibilità che fosse la stessa Eusapia a causare i fenomeni di cui tanto si parlava. Intanto ottenne di effettuare le prove in laboratorio e ciò significò escludere la presenza di persone conniventi nascoste nell’ambiente sperimentale; inoltre poté utilizzare le strumentazioni di cui disponeva, cosa che sarebbe stato difficile in un ambiente domestico. Inoltre creò un Comitato di spessore scientifico eterogeneo, così da poter disporre di menti, idee, approcci diversi, creando sinergie di atteggiamenti e di modalità. Tra essi, i professori De Amicis, Lombardi, Galeotti, Scarpa, Pansini, e l’avv. Minutillo, a cui si aggiunsero poi altri, indotti dai risultati prodotti.
Bottazzi organizzò un gabinetto medianico in cui inserì un tavolino con vari oggetti, separato da una tenda nera rispetto alla zona della seduta medianica adiacente. Stabilì che durante la catena medianica Eusapia fosse sempre tenuta per mano sia a destra che a sinistra dai presenti e che i suoi piedi fossero tenuti fermi da una persona dedicata. Talvolta Eusapia si staccava e sotto lo sguardo di Bottazzi muoveva la mano verso la tenda, ma sempre in modo controllato, mentre era sicuramente con le mani e i piedi immobilizzati che accadevano i fenomeni psicocinetici che tutti potevano osservare. Solo alcuni momenti erano caratterizzati dal buio, mentre per lo più una lampada rossa fioca era sempre accesa.
Le sedute con fenomeni “fisici”
Il livello dei fenomeni prodotti fu straordinario, tanto che quando, soprattutto all’inizio e in qualche seduta, erano per così dire modesti, Bottazzi quasi li svalutava. Infatti lo spostamento di oggetti da dietro la tenda al tavolino su cui erano appoggiati i convenuti era certamente più significativo, così come l’alzata del tavolino, lo spostamento di seggiole, alcune registrazioni su un tamburo rotante, la caduta di un vaso da fiori, i toccamenti con mani, l’apparizione di mani, talvolta di volti, la consegna di una rosa all’uno o all’altro dei presenti, sembravano decisamente più interessanti.
La relazione cui rimando per dovere di spazio è ricca di eventi che, se non prodotti dall’essere umano (e non si vede come), testimoniano di una capacità eccezionale di intervenire sulla materia, spesso in modo inconsulto (oggetti che volano da una parte all’altra, sedia su cui è seduto Bottazzi tirata per 40 centimetri all’indietro, altra sedia trattenuta a forza da uno dei presenti mentre una forza la tirava da un’altra parte, e così via). In una delle sedute tra le più significative Eusapia fu legata mani e piedi in modo che non potesse agire per sollevare il tavolo o muovere oggetti sul tavolo e gli eventi furono ugualmente molto importanti e significativi.
Nelle sedute interveniva il padre di Eusapia, John King, con frasi ironiche o disprezzo per taluni o gentilezze verso le signore ed a lui si facevano risalire gli eventi che capitavano, sia apporti, sia movimenti, sia resistenze a fare ciò che Bottazzi chiedeva, dando invece dimostrazioni diverse. La tenda si agitava proprio come se ci fosse qualcuno dietro e andava a lambire le persone o a toccare oggetti sul tavolo o a toccare le mani dei convenuti, facendo avvertire una consistenza corporea.
Imbroglio o medianità spettacolare?
Ora, il resoconto è talmente ben documentato che si può solo pensare a un imbroglio collettivo (qualcuno, ma forse più di uno, che nel gabinetto medianico si nascondeva per poi fare il putiferio) oppure ci si trova di fronte a una medianità davvero spettacolare. Si ripropone il dubbio sulla combine, che avrebbe dovuto riguardare tutti i presenti o buona parte di essi che gabbavano gli altri, o sulla eccezionalità fenomenica paranormale. Il Prof. Bottazzi si scagliò poi contro i critici affermando a gran voce la prova provata della medianità osservata e sperimentata, utilizzando frasi ed espressioni che sono ancora vive e attuali nel confronto odierno tra i sostenitori dell’ESP e della Psi e i contrari a priori: in cent’anni non sembra cambiato niente.
Un’ipotesi interessante
Nell’osservazione di Eusapia, Bottazzi rilevò con i suoi colleghi, come la medium si agitava duranti i fenomeni psicocinetici e particolarmente come le mani, pur serrate in quelle dei due controllori (destra e sinistra) si muovevano sincronicamente agli effetti prodotti e altrettanto con i piedi, spingendo e forzando quando serviva energia per muovere tavoli, sedie, oggetti. In un’occasione addirittura con la gamba stesa sul Bottazzi e il piede appoggiato sul successivo sperimentatore in catena, mentre gli oggetti spostati erano lontani da loro.
Questo sincronismo sistematico ha suggerito l’ipotesi che in qualche modo l’evento immaginato o voluto da Eusapia, si realizzava all’esterno addirittura con una proiezione antropomorfica con mani che apparivano e poi si dissolvevano (come rilevato su se stesso dal Bottazzi) compiendo i gesti desiderati. Essi si sarebbero realizzati prima nel corpo con i movimenti che li avrebbero prodotti per poi esternarsi nella realtà concreta, anche se per poco tempo. Ipotesi che sarebbe più facile elaborare ai tempi nostri che non all’inizio del secolo scorso.
Una possibile analogia la si potrebbe tentare anche con i “neuroni a specchio” che funzionano come riproduttore della realtà osservata (i comportamenti esterni si riproducono nel nostro cervello per fini di comprensione ed empatia). Solo che qui il processo opererebbe all’inverso. I neuroni a proiezione costruirebbero nel cervello il pensiero di un’azione che verrebbe (o sarà) poi compiuta all’esterno da una materializzazione di una parte somatica. Certo, se il prof. Bottazzi avesse potuto usare strumenti moderni avrebbe sicuramente potuto accertare meglio la natura degli eventi prodotti da Eusapia. Il Neuroimaging ad esempio avrebbe descritto quale parte del cervello si attiva nel momento in cui accadono gli eventi psicocinetici (apparentemente condotti a volontà) e quali circuiti s’innescano per produrre tali fenomenologie.
Dunque il dubbio rimane. Noi parapsicologi moderni abbiamo rinunciato a personaggi come Uri Geller (scoperto a frodare mentre “piegava” con la mente i metalli) e l’abbiamo ricusato da decenni. Decenni in cui lui ha guadagnato fior di miliardi scoprendo pozzi petroliferi e partecipando a eventi media sul paranormale e chissà forse ad una lettura più attenta dovremmo parlare delle prove riuscite e non solo dei bluff perpetrati per ragione di cassetta. Ritengo che noi parapsicologi abbiamo fatto bene, tuttavia un po’ rimane il dubbio che talvolta… si butti via l’acqua sporca col bambino dentro.
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