Un tempio induista nel cuore di Londra, aperto ai visitatori, dove si prega, si osservano i rituali per le divinità e si percepisce un’energia che va oltre la normale comprensione umana
Si trova a Neasden, zona 3, in mezzo a strade e case, come se fosse una struttura normalissima e che non dà nell’occhio: si tratta del BAPS Shri Swaminarayan Mandir, un tempio induista, conosciuto anche come Tempio di Neasden, il più grande esistente al di fuori dei confini dell’India. Fu inaugurato nell’agosto del 1995 da Sua Santità Pramukh Swami Maharaj, il quinto successore spirituale del Baghwan Swaminarayan Sanstha (BAPS), l’avatar cui il tempio è dedicato, ed è formato da più di 5000 tonnellate di marmo, italiano per l’interno, bulgaro per l’esterno, sapientemente lavorato da artigiani indiani e assemblato da volontari in due anni e mezzo.
Il Mandir (dal sanscrito man, che significa mente, e dir, pace) consta di sette shikhars (pinnacoli), sei ghummats, (cupole), 193 sthambhas (colonne), 32 gavakshas (finestre), 4 jharukhas (balconi) e 55 diversi motivi sul soffitto, nonché innumerevoli statue di divinità induiste che sbucano ovunque ci si giri.

Questo tempio fu costruito affinché aiutasse i fedeli ad interiorizzare la purezza, la pace e la presenza di Dio che ci circonda; è un luogo di preghiera, studio, celebrazioni, comunità, bellezza, carità e pace. Viene considerato un umile tributo alla maestosità e alla gloria del Divino.
All’esterno della struttura troviamo il roopchoki, l’entrata tradizionale dove attorno alle colonne figure danzanti che fungono da pilastri danno il benvenuto ai visitatori con doni quali fiori, incenso e musica; ogni pinnacolo è coronato dal kalash, una serie di urne dorate posizionate in ordine decrescente che simboleggiano la completezza del mandir, e in fianco vi sono delle bandiere bianche e rosse, che indicano che la divinità reale è presente nella struttura. Una meraviglia architettonica che lascia a bocca aperta.
Dentro il mandir

All’interno al piano terra vi sono due sale interessanti: la prima è una mostra, chiamata “comprendere l’induismo”, un viaggio dalle origini ai giorni nostri per capire appieno i fondamenti e gli sviluppi di questa religione; oltre a ciò ci si tuffa nella storia di Bhagwan Swaminarayan, colui che ha svelato una nuova tradizione del pensiero induista e che fu riconosciuto e venerato come Dio in tutta la sua vita. Già da bambino infatti compiva miracoli e all’età di undici anni lasciò la casa per diventare uno yogi, viaggiando, meditando e instaurando nuovi pilastri nel pensiero induista. La seconda sala è chiamata Abhishek Mandap, e prende il nome dall’antica pratica induista di versare l’acqua sulla sacra statua di Dio per onorarlo, ottenere le sue benedizioni, pregare e chiedere la purificazione dell’anima; tra pareti bianche e oro in marmo italiano e brasiliano risplende la statua dorata di Shri Nilkanth Varni, la forma giovanile di Bhagwan Swaminarayan, posta ivi per commemorare il suo viaggio epico quand’era solo un ragazzo. Giornalmente e a orari prestabiliti si compiono rituali di preghiera e “lavatura” della statua, a cui si può liberamente partecipare e che arricchisce senza dubbio corpo e spirito.
Ma ciò che più fa vibrare le corde dell’intelletto e dell’anima è l’Inner Sanctum, il cuore del tempio, al piano superiore, dove sono collocati i santuari delle Murti, le divinità induiste, incorniciate da meravigliosi stucchi, decorazioni e intarsi. La Maha Mandap, cioè la Grande Sala, è un santuario in marmo di Carrara e di Ambaji ricoperto da una nuvola di incisioni, intagli e intarsi, le colonne a sostegno raffigurano alcune motivi naturali e geometrici, altre figure e temi della tradizione induista, ogni sezione è unica e diversa dalle altre; ovunque si percepisce la forte relazione con la natura. Qui si trovano delle nicchie con simil troni a baldacchino dorati, detti sinhasans, che racchiudono le sacre immagini delle divinità, le Murti, nome che deriva dal sanscrito murta e che significa incarnazione. Ogni giorno si compiono i cerimoniali di risveglio, lavatura, vestitura e abbellimento delle statue, vengono salutate con onore durante gli orari di udienza, viene offerto loro cibo e lasciate riposare, momento in cui questi scrigni sacri vengono chiusi.
Le Murti vengono dunque trattate come veri e propri regnanti viventi, difatti non sono solo una rappresentazione fisica di Dio, ma un “contenitore” per la presenza della Divinità, reso possibile dalla dettagliata scultura dell’immagine creata seguendo alla lettera le scritture induiste e dal fatto che un guru illuminato abbia recitato una serie di particolari ed elaborati rituali Vedici cosicché ogni parte dell’immagine sacra venga infusa cerimoniosamente dalla presenza della Deità stessa. La pratica di riverire le immagini sacre di Dio si chiama murti puja e se ne occupano solo i sadhus, i monaci induisti; l’atto invece di osservare le Divinità con riverenza e adorazione è chiamato Darshan, e si estende anche agli oggetti e ai luoghi che sono stati santificati grazie alla loro presenza sacra, inoltre il fatto che la murti sia una presenza vivente di Dio da al Darshan un altro importante significato: non è solo osservare il Divino, ma anche un’opportunità per il fedele di essere notato dalla divinità stessa.
Nel mandir sono presenti le seguenti divinità:
- Bhagwan Swaminarayan, fondatore del Swaminarayan Sampradaya
- Gunatitanand Swami, primo successore spirituale di Bhagwan Swaminarayan
- Gopolanand Swami, senior sadhu, discepolo di Bhagwan Swaminarayan
- Ghanshyam Maharaj, ovvero Bhagwan Swaminarayan nella sua infanzia
- Harikrishna Maharaj, un altro nome di Bhagwan Swaminarayan nella sua infanzia
- Sukh Shayya, Bhagwan Swaminarayan con Gunatitanand Swami
- Shri Radha – Krishna, dove Krishna è l’avatar di Vishnu e Radha è la sua più cara e fedele seguace
- Shri Sita – Rama, dove Rama è un altro avatar di Vishnu e Sita la sua regina e seguace
- Shri Uma – Maheswar, dove Mahesvar è Shiva, il distruttore, e Uma, conosciuta anche come Parvati o Shakti, è la sua seguace e potere femminile di Shiva
- Shri Ganesh, figlio di Shiva e Parvati
- Shri Hanuman, colui che con il suo esercito aiutò Rama a sconfiggere Ravana e salvare Sita
- Bhagatji Maharaj, secondo successore spirituale di Bhagwan Swaminarayan
- Shastriji Maharaj, terzo successore spirituale di Bhagwan Swaminarayan
- Yogiji Maharaj, quarto successore spirituale di Bhagwan Swaminarayan
- Pramukh Swami Maharaj, quinto successore spirituale di Bhagwan Swaminarayan .
Infinito desiderio di energia positiva
Insomma, in un posto magico come questo le ore scorrono come fossero minuti, non si sente né la fame né la stanchezza, solo un infinito desiderio di assorbire quanto più possibile, di pervadersi di energia positiva, di conoscere tutto e anche di più. Andare alla scoperta di una città non è solo visitare i luoghi più conosciuti, ma essere curiosi al punto tale da cercare oltre… e trovare luoghi magnifici che ti regalano emozioni inimmaginabili.
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