Un’idea innovativa di solidarietà

Alberto Beltrame, autore di "Tutto nero", il suo quarto romanzo.Talvolta l’aspetto sociale si intreccia con il concetto di imprenditoria a sostegno della solidarietà: sono molte le realtà che iniziano a sposare questa sfida. Se è vero che per vincere bisogna imparare a perdere, è vero anche che per ricevere bisogna dare. Perché in realtà la ricchezza è un concetto relativo e la disponibilità a dare non nasce da un buonismo moralista. È un atteggiamento che nasce da ciò che si è e non da quanto uno ha. Lo sa bene Alberto Beltrame, giovane imprenditore vicentino, quinta generazione della storica azienda di famiglia attiva nel settore siderurgico, che quest’anno festeggia 120 anni. E che collabora con il nostro magazine.

Imprenditore, istruttore di arti marziali e scrittore
Beltrame, classe 1982, poliedrico, brillante e soprattutto altruista, ha sfruttato le sue capacità declinandole al sociale. A 19 anni entra nell’azienda di famiglia, dopo due anni gestisce una fabbrica in provincia di Milano che, portata all’apice, rivende. A seguito dell’esperienza industriale gli vengono affidate le società immobiliari facenti capo al padre.
Tutto-Nero_9788866232506Dopo la proficua esperienza in ambito immobiliare, inizia l’esperienza politica nel 2014, che abbandona nel dicembre 2015, deluso e amareggiato dall’ipocrisia dell’ambiente politico. Adesso, come ama dire, gestisce la sua vita, è nei cda di alcune aziende di famiglia, nelle quali preferisce non avere un ruolo attivo di gestione ordinaria. Imprenditore attivo in diversi settori, sempre attento all’aspetto umano, ma anche istruttore di Wing Chun e scrittore. L’aspetto artistico e l’amore per la letteratura lo prende dal nonno, che possedeva una importante collezione di libri.
A 8 anni ha iniziato a scrivere. L’ultimo romanzo è Tutto Nero, il quarto, una storia molto forte che parte da un lutto e dall’elaborazione di un enorme dolore. Partire da questo per creare un progetto, prefiggersi uno scopo apparentemente irraggiungibile ed ottenerlo.
Gli chiediamo: «È con questo lavoro che hai concretizzato l’idea di Aruke, la prima srl di beneficenza. Di cosa si tratta e di cosa si occupa?».
«Esatto, questo progetto prende forma nella mia mente e si concretizza nella stesura del romanzo Tutto Nero.

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Mohamed Yunus, Nobel per la pace “per aver istituzionalizzato il microcredito”.

Sono stato ispirato dopo aver letto, alcuni anni fa, l’autobiografia di Mohamed Yunus, che inventò negli anni ’70 l’idea di microcredito, per favorire le persone meno fortunate e dar loro una possibilità di cambiare. Questo gli valse il premio Nobel per la pace. Mi sono fatto un esame di coscienza e mi resi conto di sentirmi abbastanza ipocrita a fare beneficenza per questa o quella causa senza venirne personalmente coinvolto e, soprattutto, in base alle mie disponibilità: in pratica mi resi conto che, come molte persone, donavo se avevo un di più. Allora feci un pensiero abbastanza semplice: perché non fare della beneficenza lo scopo primario e, al contrario, guadagnarci solo se rimane un di più? Così nacque Aruke: la mission è quella di organizzare iniziative ed eventi culturali, sportivi e ricreativi con l’obiettivo di sostenere e realizzare progetti di solidarietà. Per far questo ci rivolgiamo a degli sponsor, locali o nazionali, che si distinguano per importanza e trasparenza. Ora sta crescendo».
D. Uno degli eventi organizzati dalla tua azienda è lo spettacolo di danza Noi Donne, sarà a maggio in teatro a Milano e grandissimo successo ha avuto l’ultimo spettacolo di tribal fusion The Fusion Box: ricordi in soffitta, sold out al teatro il Lavatoio di Santarcangelo di Romagna (Rn). Ma dal 2016 il concetto base di Aruke si è evoluto, spiegaci come.
Noi donne Milano-R. Sì, The Fusion Box: Ricordi in Soffitta ha riscosso veramente un grandissimo quanto inaspettato successo, ma lo spettacolo di punta rimane Noi… Donne, soprattutto dopo la doppia soddisfazione ottenuta al Teatro Olimpico di Vicenza: riportare uno spettacolo di danza su un palco così importante dopo nove anni di assenza e aver registrato un overbooking. Il 6 Maggio lo porteremo a Milano, al prestigioso Teatro di Milano.
Per quanto riguarda invece i cambiamenti di Aruke, essi fanno parte di una naturale evoluzione di un nuovo tipo di impresa. Inizialmente – e per tutto il 2015 – destinavamo tutto il ricavato diretto degli eventi ad uno o più progetti solidali. Mi resi conto però, tirando le somme a fine anno, che vi era un margine di rischio troppo grande gestendo in quella maniera la società: quello di non poter donare abbastanza a qualche causa solidale, essendo le donazioni vincolate ai ricavi. Così ho deciso di fare un ulteriore passo in avanti, forse azzardato, definendo dei progetti solidali da realizzare in un determinato periodo di tempo.

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Lo staff della Fondazione Aruke.

Il problema si pone se, allo scadere del periodo, non siamo riusciti ad incassare i soldi necessari: in quel caso saranno i soci di Aruke a finanziare il progetto solidale e a portarlo a termine. Non contento però, nel frattempo, aiutiamo comunque altre realtà meritevoli: con i prossimi spettacoli per esempio aiuteremo l’Associazione San Bortolo di Vicenza e la Vidas onlus di Milano: in poche parole business, solidarietà e trasparenza.
D. Il rischio di impresa però è notevole, lo hai messo in conto?
R. Ho messo in conto che, come ogni idea innovativa, inizialmente avrà delle difficoltà a partire e quindi potrei rimetterci personalmente qualcosa, ma il progetto nasce con l’intenzione di crescere, di imporsi come la prima srl di beneficenza e, a quanto pare, non l’unica, visto che questa idea è stata presa d’esempio, cosa che mi fa molto piacere. Già comunque, a distanza di poco più di un anno dalla sua fondazione, abbiamo riscosso discreti successi sia con gli eventi sia per quanto riguarda le aziende che li hanno supportati. Alcune aziende di enorme prestigio, come ad esempio la Cantina Santa Margherita, hanno già deciso di sostenere due eventi, mentre altre aziende che hanno sponsorizzato nel 2015 hanno piacere di continuare a collaborare con noi.

Solidarietà: un forte segnale degli imprenditori
Questo, dal mio punto di vista, è un forte segnale di come gli imprenditori si stiano facendo carico di aspetti solidali, culturali e artistici in Italia. Purtroppo la crisi e la mancanza di una risposta seria e concreta dal mondo politico hanno imposto che fossero altri attori a provare a risolvere delle situazioni di disagio. Mi vengono in mente, per citarne solo alcuni grandissimi, Del Vecchio, Cucinelli, Rosso, ma anche la notizia recente di Armani, di non voler più utilizzare pellicce vere: è un forte segnale. Per non parlare poi dei giovani imprenditori della mia generazione, molti dei quali attenti alle realtà che li circondano.

Alberto con la moglie Chiara.
Alberto con la moglie Chiara.

D. Alberto, tu sei veneto, hai lavorato a Milano, come mai sei a Riccione?
R. Il mio trasferimento in Riviera è avvenuto per amore: mia moglie è di Riccione, l’ho conosciuta lì e ci siamo innamorati. Dà comunque l’idea del concetto di priorità che ho deciso di perseguire: voglio vivere una vita felice, dato che per quanto ne so me ne è stata concessa solo una, il lavoro riesco a gestirlo. Viviamo in tempi meravigliosi in cui le distanze non esistono più e con un cellulare si possono realizzare cose che 20 anni apparivano impossibili.
D. Vuoi vivere una vita felice, ma ti adoperi per regalare quantomeno serenità e “respiro” agli altri.
R. È, secondo me, una questione di dignità. Tutti hanno il diritto di vivere una vita dignitosa. Io ho una fortissima empatia, se vedo con i miei occhi la sofferenza, percepisco quel dolore. Il dolore non è giusto. Tutti dovrebbero vivere e morire con dignità. È evidentemente un concetto idealistico, ma non per questo, credo, impossibile. I miei esempi di vita sono Gandhi, il Dalai Lama, Aug Saan Su Kyi… chiedete a loro se era impossibile.

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