Che la musica sia in grado di agire sull’umore, sugli stati d’animo e sulla percezione è intuibile dalle passioni che da sempre essa è in grado di suscitare. Può calmare ed esaltare, modificando l’equilibrio neuro-peptidico del cervello e del corpo intero, modulando la percezione degli stimoli che arrivano da dentro e da fuori. Forse dipende proprio da questo meccanismo di interscambio psicofisico quella straordinaria sensazione di ‘’pelle d’oca’’ che moltissimi di noi vivono durante o dopo l’ascolto di un bel brano musicale.
Visioni e simboli interiori
La persona che vive tali sensazioni con la musica ci dimostra che è in grado di percepire, all’interno della musica stessa, uno spazio ritenuto efficace, utile, quindi pertinente ad una “senso-azione” di pelle. Questa grandiosa disponibilità alle azioni è una delle caratteristiche più importanti della pelle, la sua prima e qualificante dote. Sostiene lo psicanalista Didier Anzieu: “La pelle non può rifiutare un segnale vibrotattile, non può chiudere gli occhi o la bocca, né tapparsi le orecchie o il naso”. Per questo la bellezza è musica ed ambedue hanno in comune lo stesso segreto: la mente universale che alberga dentro di noi può, attraverso la percezione musicale, caricarsi di visioni e simboli interiori e cogliere, a differenza della percezione visiva, la possibilità di un personale punto di equilibrio e di incontro tra realtà esterna e inconscio.
Gli aspetti neuro-estetici della musica
Al di là degli innumerevoli benefici che la musica produce ad ogni livello, è interessante approfondire gli aspetti neuro-estetici che la rendono uno strumento universale di benessere: la musica rappresenta un rinforzo etereo che può fare la differenza ed aiutare a vivere meglio. Musica dunque come “crocevia” tra (cosm)etica ed estetica. Musica che nella sua sostanziale intraducibilità, rappresenta un veicolo per le emozioni che, quando sono positive, amplificano le percezioni interiori che affiorano sulla pelle, rappresentando il migliore dei trattamenti estetici, modulando molecole neuro mediatiche responsabili di quella luce unica che traspare da una bellezza autentica e slegata da ogni stereotipo.
Dal punto di vista pratico, poi, è assai semplice avvantaggiarsi di questo “carburante” per l’anima. Già da subito è infatti possibile rivoluzionare il proprio spazio vitale, sistemando 2 o 4 casse acustiche attorno a voi e partire per un viaggio lontanissimo. La musica infatti ci accompagna da sempre, da quando, immersi nel liquido amniotico, ci faceva ballare al ritmo del nostro cuore e di quello della mamma o forse, ancora prima, atavicamente attratti da un suono che i nostri antenati, all’inizio dei tempi, immaginavano fosse Dio. Suono che poi divenne canto, da sempre interpretato come un dono soprannaturale in grado di generare l’entousiasmus degli ascoltatori .
Le melodie funzionali al benessere
Fate attenzione, però: così come è evidente l’importanza della musica come sottofondo alle proprie giornate, è altresì importante individuare le melodie funzionali al proprio benessere. Esistono infatti suoni robotici, freddi e violenti, in grado di “parassitare” l’individuo in una coazione a ripetere distruttiva. O meno drammaticamente, ma in modo subdolo, i suoni possono viaggiare nell’etere accompagnati da pietose banalità che inquinano l’ambiente con vuote canzoncine commentate da improbabili DJ. Evitate di ascoltare pseudo colonne sonore, regolarmente interrotte da pubblicità ancora più insidiose di quelle televisive. Puntate invece sulla positività della musica con la emme maiuscola, energetica, vibrante, ricostituente, rigenerante, ansiolitica, euforizzante, rilassante e piacevole per il vostro cervello.
Good vibrations
Grazie alle nuove tecniche che visualizzano il cervello, gli scienziati hanno svelato il magico intreccio fra note, emozioni, memoria e identità. In particolare la musica è in grado di accrescere un’area del cervello chiamata corpo calloso, da cui dipendono la memoria, l’elasticità mentale e la coordinazione dei movimenti, in virtù dell’aumentata coerenza dei due emisferi cerebrali.
L’emisfero destro viene attivato con la stimolazione emotivo-affettiva legata ai brani musicali, mentre l’emisfero sinistro presiede ai processi logico-analitici che ci aiutano a cogliere specifici aspetti ritmici, timbrici, armonici e melodici. Si susseguono anche studi e pubblicazioni che, alla luce delle recenti ricerche sulla PNEI, confermano lo straordinario network esistente tra i vari sistemi (nervoso, endocrino, immunitario): questi, infatti, agiscono in un concerto in cui si evidenziano da una parte la diminuzione dello stress e degli ormoni a questo correlati (di cui il principale è il cortisolo) e dall’altra parte l’aumento di endorfine quali la dopamina e l’encefalina, considerate endocannabinoidi. Inoltre sono stati evidenziati benefici a livello cardiaco, respiratorio e circolatorio.
Un incredibile impatto sull’ambiente
Ogni suono e ogni nota ha un impatto vibratorio sull’ambiente, che si tratti di piante, animali ed esseri umani. Persino le mucche producono più latte, se vengono munte al suono di Vivaldi o di Mozart! Quando le onde sonore penetrano nel corpo, fanno entrare in risonanza vibratoria le cellule e contribuiscono a rinforzare e migliorare la salute. La notevole presenza di acqua nei tessuti favorisce la conduzione del suono, tanto che l’effetto vibratorio globale potrebbe essere paragonato a quello di un massaggio profondo, eseguito a livello atomico e molecolare.
L’ascolto della musica è dunque un mezzo potentissimo in grado di modificare lo stato psico-fisico del nostro organismo che, a livello puramente organico, può riconfigurare armonicamente la materia vivente, creando nuove connessioni nervose e nuovi circuiti in un processo di rimodellamento, chiamato riserva cognitiva. Questo è il potere della musica ed il nostro essere antico reagisce ai suoni più adatti, raggiungendo un equilibrio interiore se avvolto da certe melodie in grado di dare leggerezza e buon umore. C’è dentro di noi un direttore d’orchestra che aspetta i segnali musicali per esaltare il nostro io più profondo e autentico.
The songs of beauty
Vivere accompagnati dalla musica corrisponde a vivere come in un film, dove la colonna sonora pregna profondamente le varie sequenze cinematografiche, amplificandone la potenza comunicativa. Vivere senza musica corrisponde invece a rimanere sbiaditi come in un vecchio film muto in bianco e nero. Ma ogni vita ha bisogno della propria musica, come ogni film della sua colonna sonora. Che film sarebbe stato 2001: Odissea nello spazio (foto a sin.) se, al posto di Also Spratch Zaratusthra e del Danubio blu, Kubrick avesse utilizzato Tintarella di luna o Guantanamera? Oppure che emozioni avrebbe suscitato la vibrante scena dei baci censurati del finale di Nuovo Cinema Paradiso se al posto della musica di Morricone ci fosse stato un rap alla Gang Gnam Style? O nella scena finale dei 100 passi, al posto della maestosa A whiter shade of pale dei mitici Procol Harum ci fosse stato il ballo del Qua-qua…..
La musica dunque come accompagnamento durante la giornata; ma la giornata possiede luci diverse, ed è importante selezionare scalette adatte ad ogni situazione, anche in quei momenti di solitudine e riflessione … ad esempio estraniati nel proprio guscio, in auto, mentre si va al lavoro, anche nel traffico più caotico. Nulla vi scalfirà.
Canzoni energetiche
Con l’avvento del Rock ‘n Roll, stanare canzoni in grado di dare una scossa di energia positiva è assai facile. Sono centinaia le canzoni che da Elvis in avanti sono in grado di caricare l’anima di una forza che nessuna sostanza farmacologica può raggiungere.
Canzoni ad alto potere rilassante
Vengono anche chiamate ballads, a rammentare che si usavano per ballare i mitici lenti. Oggi in discoteca si va per sudare e sballare… una volta si andava per “cuccare” ed il lento a fine serata rappresentava la“resa dei conti”. Oggi alla luce dei miei studi tutto mi torna e la PNEI spiega come musica, profumi, tatto, vista si amalgamassero in un preambolo emozionante che, se sintonico, si trasformava in una esplosione di endorfine che il crack e le pasticche, a confronto, sono come le caramelle TicTac!
Elton John (foto sopra) in una sua canzone le ha chiamate Sad Songs, canzoni tristi: sì, forse alcune possono essere anche un po’ tristi, ma le neuroscienze oggi spiegano tutto, anche perché le canzoni tristi in fondo ci piacciono.
Victor Hugo scriveva della “gioia di sentirsi tristi” e probabilmente aveva intuito quello che emerge da vari studi, tipo quelli portati avanti da dell’Università di Berlino, che sono arrivati alla conclusione che le canzoni melodiche ci fanno stare meglio.
Le blue songs infatti, oltre a evocare emozioni parzialmente positive come la nostalgia, la tranquillità e la tenerezza, compensano il senso di tristezza offrendo diversi benefici. Il primo è la catarsi che si sperimenta ascoltando storie drammatiche che si sanno del tutto immaginarie; il secondo è la regolazione delle emozioni: infatti le canzoni dai toni dolenti aiutano ad esprimere le proprie emozioni, che è il primo passo per attenuarle. Infine un ultimo beneficio è legato all’empatia: l’ascoltatore trarrebbe un senso di sollievo dal condividere con altri il senso di tristezza.
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