Negli ultimi decenni le ricerche scientifiche hanno spiegato molti principi funzionali, tra cui i meccanismi biochimici attraverso i quali le cellule umane conservano il loro equilibrio generale (omeostasi e ricambio), scoprendo un’enorme complessità di variabili, ma nello stesso tempo anche una semplicità e una bellezza concettuale disarmante. Si è passati dalla logica della predestinazione genica tradizionale (cioé: tutto è scritto nei geni) alla scoperta che l’ambiente in tutte le sue forme modifica l’espressione genica, in semplici parole il loro modo di funzionare e di produrre le sostanze di base per il funzionamento dell’intero organismo. Questo non comporta cambiamenti nel codice del DNA, ma può modificare il fenotipo dell’individuo e/o della progenie. Oltre il 90% del DNA ha funzioni di controllo dell’espressione genica e non serve per costruire proteine. Si parla ora di Epigenetica, cioè al di sopra dei geni. Il cibo, l’aria, l’acqua, le sostanze chimiche, i farmaci, i campi elettromagnetici (EM), l’energia che non vediamo come le onde di forma, i pensieri stessi, i nostri sistemi di credenze, le nostre scelte, l’energia e le particelle proveniente dal ‘cielo’, dalle altre dimensioni, dall’Universo tutto.
Il DNA è un microcosmo in rapporto costante con il macrocosmo
Modificazioni chimiche del DNA possono reprimere l’espressione di un certo gene, cioè il gene si spegne. Se al gene è correlata una funzione importante, si svilupperanno segni correlati, che diventeranno sintomi clinici qualora non venga riattivata l’espressione genica. Ciò che chiamiamo malattia ha a che fare con l’espressione genica: questo vale anche per le malattie dette genetiche, le quali dunque non si attiverebbero ‘spontaneamente’. Le sostanze nutrizionali essenziali, come ad esempio le vitamine, svolgono in genere questa funzione. La potenzialità di sviluppo genico è in rapporto all’ambiente nella sua complessità e di cui conosciamo una parte esigua.La prospettiva apre nuovi orizzonti (in verità non proprio nuovi). Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dal 1940 in poi circa 100.000 sostanze chimiche diverse (i dati sono del 2011) sono state immesse nell’ambiente dalle industrie, milioni di tonnellate all’anno.
Ogni giorno le respiriamo, le mangiamo, le beviamo,
ne respiriamo i prodotti della combustione,
le riversiamo nell’ecosistema, le spalmiamo sulla pelle,
le immettiamo direttamente nel circolo sanguigno
mediante la normale prassi medica.
Lo facciamo senza una precisa coscienza.
La sicurezza su tali sostanze dai nomi impronunciabili è allo studio da alcuni decenni mediante trials interdisciplinari da parte di enti pubblici, associazioni mediche e di consumatori – biologia molecolare, tossicologia, agricoltura, veterinaria, ecc. – sia negli USA che in Europa. Dei circa 1000 prodotti fin qui analizzati, il numero parla da sé, solo uno è stato giudicato non cancerogeno, novantacinque cancerogeni, trecentodieci possibili, gli altri non classificabili, cioè non si sa se siano o no innocui, gli effetti non sono sufficientemente studiati, spesso per mancanza di mezzi idonei e scelte di campo ‘opportune’. Nel nostro paese nel 2011 sono stati diagnosticati 360.000 nuovi casi di tumori maligni, cioè 1000 nuovi tumori al giorno, pelle e intestino sono gli organi più colpiti dal tumore. La pelle è il primo organo a diretto contatto con l’ambiente esterno e quindi con i veleni del mondo; il colon-retto è l’organo che accumula e dovrebbe espellere verso il mondo esterno i veleni e le tossine autoprodotte con il nostro stile di vita.
Nonostante gli annunciati progressi nel campo della medicina, la battaglia alle patologie, assistiamo ad una crescita esponenziale di tutte le patologie cronico – degenerative, tumorali e autoimmuni.
Anche i dati ufficiali stanno raggiungendo ora la rassegnazione a fronte di evidenze e crescente presa di coscienza, fino a poco tempo indietro mantenute dentro le stanze, controllate. Moltissime patologie fino a pochi anni fa rientranti nelle specialità mediche, ora hanno assunto il carattere di ‘autoimmunità’ (neurodegenerative, neurologiche, metaboliche), poiché ciò che le accomuna è una modifica della reattività immunitaria, non più in equilibrio, che si rivolge verso cellule e organi del corpo stesso, aggredendoli. I prodotti della ‘chimica’ in poco più di mezzo secolo hanno creato i presupposti per una non possibile accelerazione ed alterazione del sistema immunitario, il quale invece si è formato in migliaia di anni interagendo con l’ambiente permettendogli di ‘lavorare’ con i suoi tempi di adattamento e autoregolazione.Il cambiamento così radicale in poco tempo ha permesso lo sviluppo di patologie sempre più ‘sofisticate’, non chiare, multifattoriali, di eziologia incerta o ignota, virtualmente non curabili.
I geni di regolazione si sono disattivati e si spengono, come già ricordato. Circa il 60-70% dei quei prodotti della chimica entra nel cibo sia direttamente nel ciclo della sua produzione, trasformazione, conservazione e trasporto, che indirettamente mediante il ‘cibo’ delle piante e degli animali di allevamento che producono il nostro cibo.
Il cibo dunque è veicolo di salute e di malattia: una cura o un veleno.
Seguendo il suo percorso di produzione e sperimentazione, possiamo apprendere molto sulle dinamiche planetarie in atto, oltre che riscoprire il suo valore preventivo e ‘curativo’. Anche la ricerca ufficiale sta dedicando sforzi in tal senso, raccomandazioni e linee guida. Ne forniamo un esempio significativo.
Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) ha la missione di promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la divulgazione della conoscenza sulle loro cause, soprattutto legate allo stile di vita e all’alimentazione. È la massima autorità mondiale in materia e coordina l’attività di ricerca di centinaia di studiosi nell’intera area mondiale. Ha pubblicato nel 2007 un gigantesco report di revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione, stile di vita e tumori (www.dietandcancerreport.org). Sottolinea come sicure solo le conclusioni assolutamente accertate dal punto di vista scientifico, segnalando come aperte alla ricerca le altre. Questo è da sempre lo stile della ricerca costituita da certezze scientifiche, e ciò che non cade sotto il metodo scientifico risulta inaffidabile, spesso inesistente.
Per chiarezza espositiva ne riportiamo i punti salienti. “Il lavoro costituisce un riferimento per le cose certamente da fare o da evitare per diminuire il rischio di tumori”, si afferma. “I risultati più solidi, assolutamente indubitabili, sono riassunti in dieci raccomandazioni. Non sono quindi riportate tutte le cose che potrebbero essere utili per evitare il cancro, ma solo quelle la cui evidenza scientifica è così grande che non lasciano margini a dubbi”.
Di tutti i fattori che si sono dimostrati associati ad un maggior rischio di cancro, quello più solidamente dimostrato è il sovrappeso, soprattutto quello concentrato nel giro-vita. Ecco quindi la prima regola: mantenersi snelli tutta la vita, evitando i cibi ricchi di grassi e di zuccheri ad alto indice glicemico, che più di ogni altro favoriscono l’obesità (in particolare quelli proposti nei fast food).
I fattori di rischio che possono causare il tumore
Ecco una lista dei fattori che un gran numero di studi coerentemente indicano come cause importanti di cancro sono:
- il consumo di bevande alcoliche, associato ai tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’intestino, del fegato e della mammella;
- il consumo di carni rosse, soprattutto di carni conservate, associato soprattutto al cancro dell’intestino, ma probabilmente anche ai tumori dello stomaco, e sospettato per i tumori dell’esofago, del pancreas, del polmone e della prostata;
- il consumo elevato di sale e di cibi conservati sotto sale, associati al cancro dello stomaco;
- il consumo elevato di calcio, probabilmente associato al cancro della prostata;
- il consumo di cereali e legumi contaminati da muffe cancerogene (aflatossine), responsabili del cancro del fegato;
- la contaminazione con arsenico dell’acqua da bere, responsabile di tumori del polmone e dellapelle;
- il consumo di supplementi contenenti beta-carotene ad alte dosi, che fanno aumentare l’incidenzadi cancro del polmone nei fumatori.
Sul latte e i latticini e, in generale, sui grassi animali, gli studi sono molto contrastanti e non conclusivi: i tumori dell’intestino sarebbero aumentati dal consumo di formaggi, ma non dal consumo di latte, e un consumo elevato di grassi saturi bovini aumenterebbe sia i tumori del polmone che i tumori della mammella. Sono aumenti di rischio modesti ma, data l’elevata frequenza di questi tumori, tutt’altroche trascurabili. Il rischio del fumo da tabacco, uno dei fattori più alti che favoriscono i tumori, non viene neppure elencato tra i dieci punti, ma sottolineato a parte come proibizione assoluta.
Ecco in sintesi i risultati dello studio. L’interesse è duplice: anche la scienza ufficiale sposta le cause sul piano dell’ambiente, troppe le sostanze che ingenerano tumori e il cibo è un fattore essenziale di prevenzione e salute; lo studio è basato sul cibo così come si trova in commercio, ma i riferimenti alle tecnologie che hanno ‘ucciso’ il cibo, privandolo delle sue peculiarità protettive sono scarsi o addirittura assenti.
I danni dello zucchero bianco
Si consiglia per esempio di evitare lo zucchero bianco, vero prodotto chimico nocivo, causa di molte patologie a cascata, che si comporta nel tempo come un veleno. Brevemente, ecco le proprietà indesiderate: aumenta l’acidità del sangue (causa certa di tumori); impoverisce il corpo di sali minerali (soprattutto calcio dai denti e dalle ossa (vedi osteoporosi e patologie apparato locomotore); impegna e intossica il fegato (steatosi, tossiemia); produce acidi grassi (obesità); provoca sonnolenza, perdita di memoria e alterazioni delle capacità cognitive (patologie neurodegenerative).
Particolare rilievo trovano nelle ultime ricerche i rischi connessi alle bevande zuccherate, di cui si fa un impressionante consumo.
Possiamo evitarlo, ma con molta attenzione, e nessuno è riuscito mai a spiegare la necessità di doverlo produrre, aggiungiamo, con grande dispendio di energie e inquinanti fin dal terreno di coltivazione, dalla tecnologia e chimica aggiunta nelle fasi di produzione per renderlo così come si presenta, dal danno ambientale e appunto sulla salute come si è detto.
Pensiamo che il cibo sia e stia ora diventando un elemento imprescindibile in difesa della dignità spirituale umana, e ogni proposta di superamento degli attuali sistemi debba misurarsi con questo tema. Una civiltà può essere vista anche dall’attenzione e dall’amore che dedica al proprio cibo proprio come quella che dedica ai propri ‘cuccioli’.
Ma è anche possibile difendersi dai veleni quotidiani
Così come è possibilee la disattivazione genica, è anche possibile attivarla o riattivarla attraverso una pratica di vita consapevole, della qualità intrinseca della nostra umanità spirituale, nella quale il cibo riveste un ruolo importante. Viene chiamata stile di vita, che però è un concetto generico se non si comprende che la nostra costituzione è fatta di materia e spirito. Ma poichè la materia è una forma di energia, possiamo mantenere sani i geni con un lavoro che agisca su entrambi i piani. Ne facciamo ora solo qualche cenno, per poi sviluppare questa parte in seguito, in altri articoli. La difesa inizia dal cibo, che dovrà essere in prevalenza vegetale, possibilmente non trattato. I vegetali contengono sostanze fitochimiche essenziali per prevenire e controllare la maggior parte delle degenerazioni, mantenere l’equilibrio immunitario, fattore essenziale della salute, insieme alle vitamine e i minerali. Per lavorare sul piano energetico-mentale si possono utilizzare ad esempio le pratiche bioenergetiche, la meditazione, la preghiera, il pensiero positivo, la musica, le medicine olistiche e molto altro ancora. Il benessere è dato quindi dall’equilibrio dell’essere nella sua meravigliosa complessità e, insieme, nella sua armonica semplicità.
Leave a Reply